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Fortino Hollywood, quel che resta del… mondo liberale in attesa della notte degli Oscar

Pixabay

Ultimamente sono cadute svariate roccaforti del liberalismo. Presto potrebbe toccare anche a un Canada che non sembra rassegnato a tal sorte dopo che il Partito Liberale, che sarà guidato nelle elezioni di ottobre da Mark Carney, è inaspettatamente salito nei sondaggi dopo le posizioni di Trump sul Canada.

Al momento resiste tenacemente il fortino di Hollywood.

Ritorno dal futuro

Le roccaforti liberali sono cadute sotto la spinta di un movimento che prende ispirazione e nutrimento dal Dark Enlightenment, una sorta di variante contemporanea del pensiero di due grandi conservatori europei: il savoiardo Joseph de Maistre e il bretone Chateaubriand.

Questa filosofia è penetrata nel movimento MAGA tramite il suo ideologo Steve Bannon che l’ha congiunta alla propria visione giudaico-cristiana del futuro dell’umanità, saldandola ad alcune correnti ideologiche di lunga durata della società americana, fino a ora marginali.

Lo scalpo più illustre e sovraesposto del movimento MAGA è la Silicon Valley, dove i soldi crescono su quegli alberi dove un tempo si coglievano le prugne in una società rurale descritta da John Steinbeck in “Furore”, poi diventato un grande film di John Ford.

Marcia su Washington

L’avvicinamento della Silicon Valley al cosmo MAGA è mediato dal libertarismo di Ayn Rand, da sempre popolare tra i tecnologici della Valle, il quale si è intrecciato con la più recente teoria dell’accelerazione tecnologica e dell’accrescimento capitalistico.

La convinzione, finora apolitica, che la tecnologia sia a fondamento di ogni cambiamento della società è sfociata nell’attivismo politico dei tecnologi per timore che il legislatore possa porre un freno alla corsa dell’intelligenza artificiale e del mondo cripto.

Un passaggio spiegato molto bene sul New York Times dal capitalista di ventura Marc Andreessen autore del manifesto del tecno-ottimismo, una sorta di transumanesimo che egli vede minacciato dal furore regolatorio dei progressisti, dei quali è stato in passato sostenitore ed elettore.

In questa prospettiva, anche Wall Street è stata completamente cooptata. Pure Jamie Dimon è diventato MAGA. Questa tendenza, però, mantiene una forte impronta liberale di matrice randiana, distinguendosi dal conservatorismo strutturale e dal corporativismo di Steve Bannon al quale si è unito anche il tecnologo-filosofo miliardario Peter Thiel.

Lo stesso Steve Bannon, in una recente intervento al podcast a Ross Douthat del New York Times, ha sottolineato con chiarezza che né gli imprenditori della Silicon Valley accorsi a Washington, né tantomeno Andreessen, possono essere considerati di destra o parte al movimento MAGA.

Emilia Pérez

Mentre il nuovo presidente degli Stati Uniti annunciava che in America esistono solo due sessi e cancellava i programmi DEI (Diversity, Equity, and Inclusion) con una raffica di ordini esecutivi, in una Hollywood fuligginosa, l’Academy rivelava le candidature agli Oscar 2025.

Vedremo se la tendenza che ha caratterizzato le candidature sarà confermata anche nell’assegnazione premi di questa sera.

Se non avesse rovinato tutto con le sue stesse mani e anche in maniera irreparabile, Karla Sofía Gascón avrebbe potuto entrare nella storia come prima persona transgender a vincere l’Oscar nella categoria Miglior Attrice Protagonista, grazie alla sua interpretazione di un narcotrafficante messicano che intraprende un percorso di transizione.

Emilia Pérez“, il film del regista francese Jacques Audiard che la vede protagonista, ha conquistato 13 nomination agli Oscar, tra cui quella per Miglior Film, eguagliando il record di capolavori come “Via col vento”, “Mary Poppins”, “Forrest Gump”e di soli altri 4 film.

La coincidenza temporale è significativa: proprio nel giorno dell’annuncio delle nomination, il presidente firmava un ordine esecutivo che stabilisce che “le donne sono biologicamente femmine e gli uomini biologicamente maschi”. Tertium non datur.

Seguendo questa logica, Gascón avrebbe dovuto competere nella categoria Miglior Attore Protagonista o forse essere del tutto esclusa dal partecipare come sta succedendo alle persone transgender nelle forze armate e in altre branche dell’amministrazione pubblica.

Sembra però che le rovinose dichiarazioni della Gascón abbiamo compromesso il film che comunque potrebbe ottenere qualche Oscar minore, anche se Zoe Saldana è data favorita per la statuetta della Migliore Attrice non Protagonista.

Anora

Potrebbe essere Mikey Madison, l’interprete di Anora, il film che viene dato come favorito per gli Oscar di questa sera, ad aggiudicarsi il premio che la Gascón si è preclusa. Anche questo film lancia qualche frecciata alla filosofia del MAGA, sebbene l’attore russo Yuriy Borisov, che non ha preso posizione contro Putin riguardo all’Ucraina, sia candidato per la statuetta di Miglior Attore non protagonista.

Mikey Madison, nel suo discorso di accettazione del BAFTA come Migliore Attrice Protagonista, ha chiesto al pubblico un segno di riconoscimento “per la comunità dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso”, aggiungendo: “Io vi vedo, meritate rispetto e dignità umana”.

Io sono ancora qui

La principale concorrente di Mikey Madison per il premio di Miglior Attrice Protagonista è Fernanda Torres, interprete del film brasiliano “Io sono ancora qui”, che è anche favorito per il Miglior Film Internazionale. La narrativa di Bolsonaro e del Partido Social Liberal, vicino alle posizioni MAGA, ha presentato il regime militare brasiliano (1964-1985) come un’epoca di ordine e progresso piuttosto che di repressione.

Il film di Walter Salles, basato sulle memorie dello scrittore e attivista Marcelo Rubens Paiva, mostra, tramite la vicenda della madre Eunice Paiva (Fernanda Torres), qualcosa di molto diverso: un periodo di atrocità, crimini di stato, sparizioni forzate e torture.

Wicked & co.

Spicca poi “Wicked“, 800 milioni d’incasso. Il più inclusivo musical che si sia mai visto ha conquistato 7 nomination agli Oscar, tra cui Miglior Film e le candidature a Cynthia Erivo come Miglior Attrice Protagonista e ad Ariana Grande come Miglior Attrice Non Protagonista.

Il Wall Street Journal ne ha colto il paradosso. Ha scritto: “In una chiara sconfessione dell’ideologia woke [sic!], il pubblico sta accorrendo in massa a vedere quello che potrebbe essere considerato il manifesto di Hollywood per diversità, equità e inclusione”.

The Apprentice

Se queste nomination hanno confermato apertamente l’intenzione di Hollywood di contrapporsi al mainstream conservatore, le due candidature per “The Apprentice” di Ali Abbasi rappresentano una sfida diretta al Presidente.

Il film biografico su Trump ha ricevuto due prestigiose nomination: Sebastian Stan come Miglior Attore Protagonista per la sua interpretazione del giovane tycoon e Jeremy Strong come Miglior Attore Non Protagonista per il ruolo dello storico consigliere Roy Cohn.

La reazione di Trump è stata feroce. Sul suo Truth Social ha definito il film “un lavoro di propaganda a basso costo, diffamatorio e disgustosamente politico”, “falso e senza classe” e “spazzatura e pura finzione”. Senz’altro tutto il cast è nel database della proscrizione.

Ancor prima della sua uscita nelle sale, i legali di Trump hanno inviato una lettera di diffida nel tentativo di bloccarne la distribuzione negli Stati Uniti, interpretando il film come un deliberato attacco personale e politico al leader del movimento MAGA.

… e ancora

C’è poi il documentario “No Other Land” co-diretto da due palestinesi (Basel Adra e Hamdan Ballal) e due israeliani (Yuval Abraham e Rachel Szor) che rappresenta una rara collaborazione tra le due parti del conflitto e testimonia la possibilità di un dialogo tra le due comunità.

Tra i candidati figura nella categoria Short “The Only Girl in the Orchestra”, che ripercorre la storia pionieristica di un’immigrata boliviana divenuta, negli anni ’60, una delle prime donne a entrare in una orchestra prestigiosa, la San Francisco Symphony.

Con 6 nomination si distingue anche “Sing Sing” di Matthew Heineman. Il film di detenuti guitti che ha fatto parlare di sé non solo per la trama ma anche per il suo modello produttivo e distributivo: una vera e propria cooperativa socialista in cui cast e troupe condividono equamente i profitti.

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Parole sdrucciolevoli

Se è vero, come sostiene il linguista Benjamin Lee Whorf sulla scia di Michel Foucault, che il linguaggio è anche pensiero, come si può interpretare ciò che abbiamo visto accadere ai Golden Globe e ai SAG Awards (Screen Actors Guild Awards)?

La tradizionale distinzione tra “attore” e “attrice” è stata sostituita dalle espressioni “attore maschile” e “attore femminile”, segnando un primo passo verso l’unificazione dei premi per la recitazione in un’unica categoria, Miglior Interprete, senza distinzione di genere.

Alcuni premi, come i Berlinale Awards e gli MTV Movie & TV Awards, hanno già adottato la categoria neutra. Tuttavia, Oscar, Golden Globe e SAG Awards si sono astenuti anche per l’opposizione di alcune “attori femminili” come Cate Blanchett, Michelle Williams e Jessica Chastain.

Cate Blanchett ha evidenziato un paradosso: sebbene l’idea di premiare semplicemente la migliore interpretazione sia corretta in linea di principio, nella realtà potrebbe penalizzare le interpreti, che già faticano a ottenere ruoli di spessore pari agli interpreti.

Questo cambiamento linguistico si inserisce nel più ampio dibattito sulla neutralizzazione di genere del linguaggio, che punta a superare i suffissi femminili ritenuti discriminatori. Una tendenza che il movimento MAGA aborre e considera una degenerazione.

Questa sera, con l’assegnazione degli Oscar, che rappresenta la più importante occasione di Hollywood e anche la sua vetrina nei confronti del mondo, si capirà se il fortino di Hollywood persisterà nel suo essere un baluardo del liberalismo o si indirizzerà verso una direzione differente.

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