Il tono ottimistico del comunicato della Federal Reserve dopo la riunione-maratona di due giorni è bastato a innescare un balzo del mercato azionario in Asia. Dopo il record storico dello S&P500 di ieri sera, l’indice regionale segna nel primo pomeriggio dell’Oriente un record meno storico ma significativo: lo MSCI Asia Pacific, che sta crescendo dell’1,1%, è al livello più alto dal giugno 2008.
Oltre alle riassicurazioni della Fed ci sono state anche quelle del primo ministro cinese Li, che ha affermato, in un discorso a Londra, come la Cina manterrà una crescita minima del 7,5% annuo (necessaria, ha detto, per dare occupazione alle nuove leve), e ha escluso “onestamente e solennemente” la possibilità di un atterraggio brusco (le riassicurazioni dei politici devono essere sempre prese con un grano di sale, ma in questo caso il governo cinese ha i mezzi per tener fede ai propri impegni).
Il Nikkei è balzato dell’1,5%, malgrado lo yen sia tornato poco sotto quota 102. L’euro si è rafforzato a 1,359, di conserva alle intenzioni della Fed di mantenere tassi bassi sul dollaro. Il petrolio WTI è stabile a 106,5 $/b (il Brent a 114,6), mentre l’oro ha rialzato la testa di conserva alla reiterazione di una politica monetaria espansiva: il metallo giallo quota intorno a 1278 $/oncia.