Altri sei anni, poi le pensioni di anzianità scompariranno. Dal 2018 gli italiani smetteranno di lavorare soltanto dopo aver raggiunto l’età anagrafica richiesta. Da soli, gli anni di contributi versati non conteranno più nulla. Lo ha annunciato oggi il ministro del Welfare, Elsa Fornero, ascoltata in audizione alla commissione Lavoro della Camera.
Una soluzione “piuttosto drastica, non lo nascondo”, ha ammesso il ministro, sottolineando poi che lo scopo dell’intervento è “allungare la vita lavorativa e alzare l’età media di pensionamento”. I dati sulle anzianità “mostrano una media di 58,3 mesi. Ci sono ancora persone che vanno in pensione a 57 e forse a 56 anni”.
Fornero ha detto poi di voler allineare le pensioni tra uomini e donne, perché “andare in pensione prima” degli uomini è “una compensazione che non risponde a criteri di equità”.
Quanto al blocco dell’indicizzazione delle pensioni oltre la soglia minima, “non è la riforma, ma il riflesso della difficoltà economica” e rappresenta “chiaramente il boccone amaro” del testo varato domenica dal Cdm. In ogni caso l’intervento è temporaneo, durerà “due anni”.
E’ vero, è stata usata “l’accetta”, ma secondo il ministro, questa riforma “non è piccola, è una grossa spinta. So bene che a qualcuno si richiede di lavorare un po’ di più. Però questa riforma punta tutto (e fallirà se non è così) su un’altra cosa che nella riforma non c’è, il pezzo mancante che la sorregge: un mercato del lavoro che funziona. E’ una vera sfida la parte che si ritiene indigesta è quella più facile. Fare in modo che tutti si tenga in un’economia e una società crescano è la parte più difficile”.