Da decimo a terzo a Monza, nel Gran Premio più veloce della Formula 1: Alonso e la Ferrari ci hanno regalato anche questa emozione. E ora, hanno carte più che buone per riportare il titolo iridato a Maranello, cinque anni dopo l’ultimo (firmato Raikkonen), quattro dopo l’ultimo successo nel Mondiale Costruttori e otto dopo la conclusione della irripetibile saga trionfale firmata Schumacher-Brawn-Todt. Vediamo perché.
A sette gare dal termine (25 novembre, Brasile), Alonso ha ora 37 punti di vantaggio in campionato. A seguire, Hamilton (McLaren in grande forma: 3 successi negli ultimi 3 GP), quindi Raikkonen con una Lotus sorprendente ma mai vincente finora, quindi ancora Vettel, bi-campione in carica ala cui RedBull e’ in evidente crisi d’identita’. Ma (e la novità e’ questa) la Ferrari sembra non avere paura di niente e di nessuno. Sbagliata la qualifica per un cedimento che ha minato la fortissima costanza tecnica di quest’anno, Alonso ha regalato in gara una rimonta addirittura plateale grazie a una Ferrari che e’ stata a lungo la monoposto più veloce in pista. E questo può dirsi il coronamento di un percorso avviato da tempo, come già abbiamo sottolineato. Un progresso partito dal basso di una stagione iniziata fra mille difficoltà, da una monoposto evidentemente meno performante ed equilibrata rispetto alla concorrenza.
Al volante di tutto ciò: lui, il mai troppo incensato Alonso. Veloce, da sempre. Grintoso, da parecchi anni. Ma ora anche capace di indossare i panni del leader del team e del progetto, con una sicurezza e serenità che finiscono per riversarsi anche sul team. Errori, quest’anno, mai. Prestazioni al di la’ del valore tecnico e delle contingenze, molto spesso. E gli avversari se ne accorgono. Ne hanno timore, oltre che indubbio rispetto. E i rapporti di forza inclinano sempre più il vantaggio psicologico a favore del Cavallino e del suo pilota.
Terzo capitolo: Felipe Massa. Lento, incostante, quasi balbettante per quasi tutto l’anno. Per non dire dal 2010, primo anno di Fernando in una Ferrari che gli ha subito porto lo scettro. Ma a Monza si e’ rivisto, almeno a tratti, il Massa di un tempo. Incisivo al via, regolare dopo, trasparente nel cedere strada ad Alonso quando se l’e’ trovato alle spalle. Merito di un contratto da ferrarista 2013 ora in forse, se non rispolvererà almeno in parte i geni del passato. Situazione che potrebbe restituire a Fernando una spalla preziosa per il titolo.
Quarto ingrediente: la suddivisione di risultato fra i concorrenti. Fortissima la McLaren, a Monza si e’ ulteriormente sgonfiata la RedBull ora lontanissima dai fasti recenti. Due ritiri in gara, doppio zero in classifica: il team austro-inglese comanda ancora fra i costruttori, ma con il fiatone. Della Lotus abbiamo detto e la Mercedes sembra in curva discendente. Ogni tanto emergono dai quartieri di centro classifica Force India e Sauber, quest’ultima esaltata sull’Autodromo da una strategia brillante interpretata alla perfezione da un Sergio Perez veloce, preciso e aggressivo tanto da guadagnarsi il secondo posto d’onore di stagione, questa volta alle spalle di Hamilton che partendo dalla pole position ha sempre avuto la corsa in mano.
Ora sette gare extra-Europa: circuiti di tutti i tipi, climi dal caldo al possibile nubifragio monsonico che potrebbe verificarsi in Asia, anche più di una volta. Condizioni artificiali quali la gara in notturna, e su pista cittadina, che attende il Circus fra due domeniche a Singapore. Situazioni quasi da circo, appunto. Ma l’Alonso di oggi, di quest’anno, e’ il domatore per antonomasia…