Non sembra avere fine la bufera che si è scatenando sulle amministrazioni del Nord Italia. Dopo le relazioni sospette di Formigoni con alcuni esponenti dell’imprenditoria, finiscono nel mirino delle procure anche la presidenza e alcune direzioni generali dell’Emilia Romagnia.Il governatore Vasco Errani, Presidente della Conferenza delle Regioni e Commissario per il terremoto, è stato rinviato a giudizio dalla procura di Bologna per falso ideologico.
I fatti contestati risalgono al 2006 quando la cooperativa del fratello di Errani ricevette un finanziamento di un milione di euro dalla Regione, per la costruzione di un cantina. Il finanziamento sarebbe stato erogato anche se i lavori non sarebbero terminati nei termini previsti. Nel 2009 Il Giornale aveva sollevato delle ombre sul finanziamento. In quella circostanza sarebbero stati prodotti e inviati alla Procura da Errani dei documenti falsi per provare la liceità del finanziamento. Nell’ambito dell’inchiesta sono indagate altre 9 persone con vari capi d’accusa.Dopo le inchieste su Formigoni, che sembra essere sempre più isolato alla guida della Regione Lombardia, anche in Emilia Romagna si assiste alla messa in discussione dell’integrità dei massimi organi politici. E’ singolare che ciò sia avvenuto in due regioni dove l’istituzione regionale ha guadagnato una centralità assoluta e dove i Governatori godono di un consenso più che decennale e incrollabile. Non è un caso che sia Formigoni sia Errani siano stati eletti per il loro terzo mandato sfruttando le carenze della legislatura lacunosa che vietava la rielezione dopo il secondo mandato. Pratica probabilmente legittima , anche se contestata, ma, a dire il vero, che viene considerata come un indicatore di poca democraticità quando avviene negli stati sudamericani. Due feudi politici sembrano vacillare, e due super Governatori vedono per la prima volta limitato il loro potere.
Spetterà alla giustizia stabilire se nei fatti in questione vi siano comportamenti illeciti da parte dei Presidenti, oppure se le inchieste si concluderanno con un nulla di fatto, come proclamano i due diretti interessati. Una riflessione è però necessaria. In un momento in cui il Paese soffre della carenza di forze politiche innovative, queste leggerezze o misfatti che siano, non fanno altro che perpetrare la tendenza degli scandali che ha svuotato di rappresentatività e consenso i partiti. In questa situazione di vuoto politico, diventa sempre più facile, per le forze populiste, già passate all’offensiva, trovare buoni argomenti per attirare il favore elettorale. Il rischio è che a dare la scossa al sistema politico siano le ragioni del presappochismo e dell’improvvisazione, piuttosto che una forza politica capace di rompere gli schemi che hanno intrappolato l’Italia.