La presidenza degli Stati Uniti sta costando cara, letteralmente, a Donald Trump. Lo certifica Forbes, che nella sua annuale classifica dei 400 uomini più ricchi d’America piazza il presidente Usa addirittura al 275esimo posto, declassandolo di 16 posizioni rispetto all’anno scorso, dopo la retrocessione di 119 posti inflittagli nel 2017.
Nello scegliere tra i soldi e il potere il miliardario americano diventato presidente nel 2016 sembra ormai orientato a seguire i dettami di un altro celebre – quanto finto – inquilino della Casa Bianca: Frank Underwood, l’iconico protagonista di House of Cards che in una puntata della prima stagione della serie tv, guardando dritto verso la telecamera affermava: “È un grande spreco di talento. Preferisce i soldi al potere. In questa città è un errore che commettono in molti”.
Non che Trump rischi di passare la pensione in miseria, ma il suo patrimonio è completamente bloccato a quota 3,1 miliardi di dollari da ormai due anni, un periodo che nel mondo dei (grandi) affari corrisponde a un’era geologica. Mentre gli altri continuano ad arricchirsi, il presidente rimane fermo e perde posizioni nella lista dei 400 Paperoni d’America dalla quale addirittura rischia di uscire in caso di riconferma alla Casa Bianca. Già perché se lo scorso anno per entrare nella classifica dei “più ricchi tra i ricchi” serviva un patrimonio di 2,1 miliardi di dollari, nel 2019 siamo saliti a 2,9 miliardi di dollari e nel 2020 potrebbero volercene ancora di più. Per non parlare delle prime posizioni in classifica, distanti ormai anni luce: Bezos, sul primo gradino, ha un patrimonio di 114 miliardi, 8 in più di Bill Gates, secondo con una fortuna di 106 miliardi, 34 in più di Warren Buffett (80,8 miliardi).
Analizzando la situazione finanziaria del Presidente Usa, Forbes spiega che le sue attività di branding stanno registrando un forte calo. “Gli immobiliaristi non fanno più la fila per apporre il nome di Trump sulle loro proprietà e i clienti esistenti hanno cancellato il marchio da progetti importanti sviluppati in luoghi come Toronto e Panama”. Secondo il quindicinale economico, le licenze immobiliari di Trump, limitate dal fatto che lui non possa fare affari all’estero mentre è in carica, valgono oggi circa 80 milioni di dollari, meno della metà rispetto ai 170 milioni dell’anno scorso. “Nel frattempo il valore delle licenze dei prodotti del presidente, che guadagna soldi mettendo il suo nome su camicie, cravatte e materassi, è sempre più vicino allo zero. Nel 2016, prima che Trump diventasse presidente queste operazioni valevano circa 14 milioni di dollari”, spiega Forbes.
Fortunatamente per il Presidente, “non tutto ciò che possiede porta il suo nome”. Il giornale fa alcune esempi: la sua quota del 30% in due torri gestite dal miliardario Steve Roth a San Francisco e Manhattan ha continuato crescere arrivando a 928 milioni di dollari; le finanze del suo hotel a Washington vanno a gonfie vele mentre il suo resort a Miami (in forte difficoltà dal 2015 al 2017) sembra aver imboccato la strada della ripresa.
Tra grandi ombre e qualche luce però, Donald Trump può consolarsi con un altro primato: con i suoi 3,1 miliardi di patrimonio, è il candidato più ricco in corsa per la presidenza della Casa Bianca. Le elezioni si terranno il 3 novembre del 2020, vedremo come starà tra un anno il portafoglio dell’attuale inquilino della Casa Bianca.