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Food: il falso made in Italy tocca 100 mld e sottrae 300.000 occupati

Non c’è più freno alle imitazioni mondiali del made in Italy gastronomico aggredito in tutti e cinque i continenti. Proprio nel giorno in cui arriva una interessante – e da molti attesa – sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso che ha visto i produttori del formaggio spagnolo Queso Manchego dop contrapporsi ad una società che utilizzava simboli facilmente riconducibili al territorio della Mancia nel Packaging di un prodotto non dop, giungono gli ultimi dati complessivi del valore del falso made in Italy agroalimentare che sono arrivati al tetto dei 100 miliardi di valore.

Andando per ordine, la sentenza emessa dalla corte di Giustizia Europea, anche se riguarda un caso spagnolo avrà importanti effetti per la salvaguardia delle dop italiane, il nostro, infatti, è il paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari dop e igp riconosciuti dall’Unione.  Scrivono i giudici della corte che “Simboli e immagini che facciano riferimento all’origine di un prodotto alimentare dop possono costituire un illegale evocazione del marchio”.  E rimettono poi agli organi nazionali di competenza l’amministrazione della ma pur sempre tenendo conto della direttiva Ue.

Questa sentenza offre a 270 consorzi di tutela italiane che rappresentano 863 indicazioni geografiche per un valore produttivo che supera i 15,2 miliardi di euro e conta 197.000 operatori occupati un’opportunità ancora maggiore per portare avanti la sfida della tutela internazionale dei nostri prodotti.

Cattive notizie arrivano invece dai dati sul falso made in italy. Nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale i falsi sono aumentati del 70 per cento toccando la cifra record di 100 miliardi di valore. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti e Filiera Italia in occasione dell’apertura di TUTTOFOOD la World Food Exibition che si svolge alla Fiera di Milano fino al 9 maggio dove è stata allestita una mostra su “L’inganno del falso Made in Italy nel piatto”. Un fenomeno che rischia di moltiplicarsi con le nuove guerre commerciali a partire dai dazi Usa nei confronti dell’Unione Europea. A far esplodere il falso, che ruba all’Italia trecentomila posti di lavoro, è stata paradossalmente la “fame” di Made In Italy all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come dimostra l’embargo russo, con un vero boom nella produzione locale del cibo Made in Italy taroccato, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin.

 A preoccupare è ora – continuano Coldiretti e Filiera Italia – l’emergere di misure protezionistiche e la chiusura delle frontiere a partire dalla minaccia di Trump che mettere i dazi sui prodotti europei con la pubblicazione di un black list dei prodotti europei da colpire per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari che comprende anche importanti prodotti agroalimentari di interesse nazionale come i vini tra i quali il Prosecco ed il Marsala, formaggi, ma anche l’olio di oliva, gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici tra gli alimentari e le bevande colpite. Con i dazi aumenterebbero i prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano e sarebbero più competitive le falsificazioni ottenute sul territorio statunitense e quelle provenienti da Paesi non colpiti dalle misure di Trump. Basta pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina.  Ma il problema riguarda tutte le categorie merceologiche come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano, senza dimenticare i pomodori, come il San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti. Un pericolo che riguarda anche la Brexit poiché nel caso di uscita della Gran Bretagna senza accordo con l’Unione Europea non sarebbe garantita la stessa tutela giuridica dei prodotti a denominazione di origine che, senza protezione europea, rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione. Basta pensare ai casi, smascherati in passato in Gran Bretagna, della vendita di falso prosecco alla spina o in lattina fino ai wine kit o ai parmesan kit.

 Nonostante il record fatto segnare nelle esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2018 hanno raggiunto il valore di 41,8 miliardi, oggi piu’ di due prodotti di tipo italiano su tre venduti nel mondo sono falsi con il fenomeno del cosiddetto italian sounding che colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. In realtà a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, oltre al Barbera bianco prodotto in Romania e al Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense sono invece solo alcuni esempi delle contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi.

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