Il fondo d’investimento Knight Vinke, azionista di Eni, chiede alla società di chiarire i rapporti con Saipem, scendendo sotto il 20% o rilevando le quote degli azionisti di minoranza. La richiesta è stata avanzata durante l’assemblea di bilancio della società energetica a Roma.
“Basterebbe portare la partecipazione dell’Eni nella Saipem almeno al di sotto del 20% al fine di permettere il deconsolidamento. Oppure l’Eni potrebbe acquistare le quote degli azionisti di minoranza della Saipem, onde prenderne il pieno controllo gestionale ed assumere la responsabilità operativa. Una delle due decisioni però dovrebbe essere presa subito, senza perdere altro tempo”. Queste le parole del rappresentante degli azionisti spiegando che la richiesta nasce per via della singolare governance che lega le due società.
Il Fondo Knight Vinke chiede anche maggiore chiarezza nei rapporti con il Tesoro italiano: “L’Eni è oggi una società quotata in borsa. Non è più un’azienda statale. È una delle società petrolifere più grandi del mondo. Ha alle spalle un’invidiabile storia di successi ed ha eccezionali prospettive future. Per queste sue caratteristiche essa è in grado d’attirare ovunque investimenti istituzionali. Il suo azionariato è già costituito in gran parte da fondi d’investimento internazionali. Come il nostro. Sarebbe quindi normale che l’Eni smettesse, una volta per sempre, di essere vista dal mercato e dall’opinione pubblica come un’azienda parastatale. Il valore dell’Eni sarebbe molto più alto se la società fosse in grado di operare con una governance che non subisce interferenze politiche o scelte governative”.