Non c’è solo il Milan e non c’è solo Telecom Italia (Tim) nel portafoglio e nel radar del Fondo Elliott, il fondo attivista americano di Gordon Singer che da anni anima la scena finanziaria anche in Italia. Nei giorni scorsi la sua attenzione si è spostata sulle banche e sugli Npl con un aumento di capitale da 120 milioni del Credito Fondiario che gestisce 45 miliardi di crediti deteriorati e nel quale dal 2016 il fondo Elliott detiene una partecipazione di controllo.
La ricapitalizzazione del Credito Fondiario, come racconta il Sole 24 Ore, è avvenuta a supporto dell’operazione con cui, nel dicembre scorso, il Banco Bpm ha ceduto proprio al Credito Fondiario un portafoglio di Npl (Non performing loans) del valore compreso tra i 7 e i 7,8 miliardi di euro e il 70% della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati. Non è una ricapitalizzazione fine a se stessa, ma prelude a nuove mosse del Credito Fondiario – e di conseguenza di Gordon Singer, che nei giorni scorsi ha strappato alla concorrenza il guru anti-attivisti della Goldman Sachs, Steven Barg – che viene considerato dagli analisti finanziari uno dei maggiori protagonisti del processo di consolidamento dei player dei crediti deteriorati.
In questa chiave è stato recentemente avviato – con un’escusiva di 60 giorni – uno studio tra il Credito Fondario e la Banca Ifis per valutare la possibilità di creare una società comune che sancirebbe una partnership di rilievo nell’acquisto e nella gestione di Npl. Tra le due società si esplorerà anche la possibilità di creare una nuova piattaforma per tutta la gestione dei portafogli di crediti deteriorati.
Insomma, se sono sono rose fioriranno, ma le mosse del Fondo Elliott segnalano effervescenza anche nel complesso mercato italiano degli Npl e degli Utp.