Qualcosa si muove. Almeno a livello regionale e con fondi europei. L’efficienza energetica degli edifici pubblici comincia a prendere forma in Pugilia. La Regione stacca le altre Regioni meridionali e concede i primi fondi per interventi strutturali: 157 milioni di euro per 467 domande in favore di edifici energivori. Le domande sono arrivate da strutture di proprietà della Regione stessa, da Comuni ed altri Enti allo scopo di rendere migliori e meno inquinanti i sistemi energetici interni. Sono fondi della programmazione europea 2014-2020, finalmente utilizzati. Il Bando era in corso da tempo, ma soltanto ieri è stata pubblicata la graduatoria con gli interventi ammissibili. Il riparto ha sacrificato molte richieste, però. In ogni provincia pugliese si soffre di mancati adeguamenti energetici efficienti. Centinaia di scuole, palazzi comunali, palestre, vanno ancora avanti a gasolio o gas liquefatto. Hanno presentato progetti e idee di miglioramento, ma alla fine non tutti hanno fatto centro.
Con la graduatoria dei progetti ammessi viene premiata unicamente la produzione di energia da fonti rinnovabili. Questo finanziamento non è che una prima tranche, precisano in ogni caso a Bari. Un altro bando per interventi nel campo delle smart grid è atteso tra qualche settimana. Delle smart grid il governatore Michele Emiliano ne ha fatto una costante della sua Giunta. Un ritornello di modernità e di coesione sociale con l’ausilio di tutto quanto è tecnologicamente avanzato. Spinge Emiliano, insieme a una vasta rete di operatori economici per programmare nel medio tempo risparmio energetico e tutela dell’ambiente. Una filiera circolare che in tutto il Sud può aprire le porte ad investimenti e capitali privati. Proprio la Puglia, del resto, vanta precedenti importanti nelle intese con gruppi energetici italiani e stranieri. Quando a governare era Nicky Vendola, gli investimenti in eolico e fotovoltaico superarono quelli della media nazionale. Migliaia di aziende coinvolte, posti di lavoro ed un surplus energetico ricavato dal sole superiore a quello della Cina. Ovviamente in rapporto alla potenza installata ed all’estensione territoriale.
La graduatoria pubblicata ieri, dicevamo, ha lasciato a mani vuote molti proponenti. Per accogliere tutte le domande ci volevano circa 600 milioni di euro. Ma in virtù della dotazione ridotta di fondi europei sono stati selezionati 111 interventi. 8 per Aziende ospedaliere, 2 per edifici di proprietà dello Stato e 101 di proprietà di Enti locali. Il traguardo raggiunto dal punto di vista territoriale soddisfa alcune attese strutturali. I fabbisogni energetici dalla provincia di Foggia a quella di Lecce vanno inquadrati e organizzati in un modo strategico. Non fa male che dopo polemiche e scontri politici ad ogni livello la Puglia godrà anche del gas del TAP. La Regione sembra essersi convinta della necessità dell’approdo sulle sue coste di una infrastruttura così importante. O non è arrivato il momento di aprire, invece, un fronte negoziale per utilizzare più gas sul territorio per famiglie e imprese? Il gas, come le rinnovabili per industrie e privati, alimenterà ancora per molti anni l’Italia e gli atri Paesi europei. L’illusione ottica che bastava fermare un gasdotto o frenare investimenti in ricerche di idrocarburi per dirsi green in ogni latitudine sta svanendo. I soldi quando ci sono vanno spesi con oculatezza e redditività.
Ha fatto anche bene Emiliano a far approvare una legge per l’acquisto di impianti di produzione fotovoltaica da assegnare a famiglie con disagio socioeconomico. Le apparecchiature saranno concesse in comodato gratuito per 9 anni allo scopo di utilizzare solo energia rinnovabili. Un bel passo avanti. Ma come si vede c’è un lasso di tempo medio, perché prima di 10-15 anni quella rivoluzione energetica che piace a tutti noi, non ci sarà. E i Comuni che non riescono a prendere soldi dall’Ue? Il Governo Lega- Cinquestelle con il Decreto Crescita gli ha aperto uno spiraglio. Una speranza, invero. In un articolo del provvedimento è scritto che se non hanno altri finanziamenti per ristrutturare gli edifici di uso pubblico, possono presentare progetti al Ministero dello Sviluppo Economico. Per il 2019 viene indicata anche la cifra di 600 milioni di euro destinata a questi lavori. Con quali sistemi di valutazione e con quali tempi di “avvio cantiere” non è ancora dato sapere, a parte le enunciazioni di principio. L’incertezza che più pesa sulle aspettative dei territori, però, e a cui i Cinquestelle promettono palingenesi, è che quei soldi per ora sono solo sulla carta. Se non hanno detto cose irrealizzabili perché le coperture economiche non ci sono, presto dovranno giustificare quell’articolo 31 che comincia ad alimentare speciali suggestioni amministrative. Divertente assistere al match dove Emiliano batte Di Maio e la borsa è resta in Puglia.