Ventesimo trimestre consecutivo in positivo per l’industria del risparmio gestito. I dati di Assogestioni testimoniano ancora una volta lo stato di salute del settore: la raccolta netta complessiva nel quarto trimestre è stata di +17,3 miliardi di euro: un dato in flessione dai 23,3 miliardi del terzo trimestre, ma che chiude un ottimo 2017, irrobustito dal lancio dei Pir.
Come emerge dalla mappa trimestrale diffusa da Assogestioni, il patrimonio ha infatti raggiunto un nuovo record, issandosi a 2.089 miliardi di euro dai 2.056 miliardi con cui si erano conclusi i tre mesi allo scorso settembre. A trainare la raccolta sono state le gestioni collettive (+19,9 miliardi), grazie ai +19,5 miliardi dei fondi aperti (da 13,7 miliardi nel terzo trimestre) a un totale di 77,3 miliardi nel 2017.
I fondi chiusi hanno concluso il trimestre a +397 milioni (da 294 milioni del precedente) e l’anno a +1,4 miliardi. Le gestioni di portafoglio, invece, hanno chiuso l’ultimo trimestre dell’anno con deflussi per 2,6 miliardi contro +9,3 miliardi nei tre mesi precedenti, per un totale sui 12 mesi di 18,7 miliardi. Hanno pesato principalmente i -2,55 miliardi delle gestioni di prodotti assicurativi (da +5,4 miliardi), con saldo comunque sull’intero 2017 di +10,1 miliardi.
Tra i fondi aperti, le preferenze dei risparmiatori sono andate nuovamente ai flessibili, che nel trimestre hanno messo a segno una raccolta netta di +7,5 miliardi (da +5,7 miliardi) . Ancora sostenuto l’interesse per gli obbligazionari (+4,86 miliardi dopo 4,2 miliardi), buona l’attenzione riservata anche ai bilanciati (4 miliardi dopo 3,5 miliardi), né è mancato un certo appeal degli azionari (+2,1 miliardi da +1,5 miliardi). Sull’intero anno la raccolta netta premia gli obbligazionari con +29,4 miliardi, davanti ai flessibili (+21,9 miliardi) e ai bilanciati (+17,7 miliardi).
Piu’ staccati gli azionari, con un saldo annuale di +9,2 miliardi. I fondi monetari hanno ritrovato il segno più nel trimestre (+945 milioni dopo -1,1 miliardi), ma non è stato sufficiente a ribaltare il bilancio dell’anno che chiude con una raccolta netta negativa per 611 milioni. Quanto a nazionalità, i fondi di diritto italiano hanno registrato una raccolta netta di 4,4 miliardi dopo 3,9 miliardi, a un totale sull’anno di 15,8 miliardi. I fondi esteri hanno accelerato a +15 miliardi da +9,8 miliardi nel terzo trimestre, a complessivi 61,5 miliardi nei 12 mesi.
Molto positiva, come detto, la performance dei Pir, che chiudono il 2017 in accelerazione. Sempre secondo la mappa trimestrale di Assogestioni, i fondi aperti Pir ‘compliant’ nel quarto trimestre hanno registrato una raccolta netta di 3,38 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 2,2 miliardi del terzo, che portano a 10,9 miliardi la raccolta da inizio anno. Il patrimonio promosso raggiunge così 15,8 miliardi.
Tra i maggiori gestori spicca il gruppo Intesa Sanpaolo con 758 milioni nei tre mesi a fine dicembre, dopo 547 milioni a fine settembre e complessivi 2,7 miliardi sul 2017. Di rilievo anche Mediolanum, con una raccolta netta Pir in base al patrimonio promosso di 518 milioni nel quarto trimestre, dopo 402 milioni nel terzo, con un totale da inizio anno di 2,1 miliardi, e Amundi con una raccolta di 793 milioni nel quarto trimestre (dopo 382 milioni) e un totale per il 2017 di 1,37 miliardi.
Intanto proprio ieri la Consob è intervenuta sulla questione del costo dei fondi comuni aperti. Con un “discussion paper”, un documento di ricerca, l’autorità di vigilanza sulle società quotate ha analizzato costi di gestione, entrata e uscita nel periodo 2012-16. Il risultato emerso è che i costi di gestione sono rimasti stabili rispetto al patrimonio, intorno all’1,4%, ma il peso sugli utili prodotti, che evidentemente sono diminuiti, è schizzato dal 16% al 51%. Quanto alle spese che gravano sul sottoscrittore, si è assistito contemporaneamente alla crescita dei costi di ingresso (dallo 0,7% all’1,5%) e alla diminuzione di quelli di uscita, calati fino a diventare “residuali” (0,05%). Il lavoro mostra inoltre come una quota molto elevata dei costi vada a remunerare l’attività distributiva. In particolare, circa il 70% delle commissioni riconosciute alle società di gestione del risparmio è assorbito dai costi di distribuzione. Ecco il documento della Consob.