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Fondi pensione: rendimenti in caduta libera nel 2022, ma crescono gli iscritti alla previdenza complementare

Marco Verch Professional Photographer and Speaker

I fondi pensione non sono un affare per giovani e donne. Non solo, a fronte di un aumento dei contributi e degli iscritti, sono scesi i rendimenti. Questo lo stato di salute del settore emerso dalla relazione presentata stamattina alla Camera dalla Covip riguardante l’attività svolta nel 2022 dalla commissione di vigilanza sui fondi pensione.

Italia: 332 fondi pensione e 9,2 milioni di iscritti alla previdenza complementare

Al 31 dicembre 222 in Italia c’erano 332 fondi pensione di cui 33 negoziali, 40 aperti, 68 piani individuali pensionistici (Pip) e 191 fondi pensione preesistenti. “Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema è in costante riduzione”, sottolinea la Covid, evidenziando che, nel 1999, le forme erano 739, “oltre il doppio”. 

Sotto il profilo numerico, nel 2022 gli iscritti alla previdenza complementare sono aumentati del 5,4% sul 2021 a quota 9,2 milioni, con un  tasso di copertura sul totale della forza lavoro pari 36,2%.

In particolare sono 3,7 milioni gli iscritti ai fondi negoziali, 1,8 milioni gli iscritti ai fondi aperti, 3,5 milioni ai Piani individuali pensionistici e 650mila ai fondi preesistenti. Sotto il profilo regionale, la maggior parte degli iscritti (il 57,1%) si trova in Nord Italia.

Fondi pensione: un forte gap di genere, ma anche generazionale

Gli uomini sono il 61,8% degli iscritti alla previdenza complementare, con un picco del 73% nei fondi negoziali, “nel solco di quel gender gap che si è già manifestato negli anni scorsi”, commenta la Covip. Si conferma anche la presenza di un forte gap generazionale: il 48,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,3% ha almeno 55 anni e solo il 18,8% è sotto i 35 anni. 

Risorse e contributi 

​​Alla fine del 2022, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 205,6 miliardi di euro, in calo del 3,6% rispetto al 2021 “a causa dell’andamento negativo dei mercati finanziari”, si legge nel report. L’ammontare è pari al 10,8% del PIL e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. 

Sono invece in crescita a 18,2 miliardi i contributi incassati nell’anno. In tutte le forme pensionistiche complementari il flusso di contributi del 2022 è risultato in crescita rispetto al 2021: ne sono affluiti 6,1 miliardi ai fondi negoziali (+4,6%), 2,8 miliardi ai fondi aperti (+7,8%), 5 miliardi ai PIP (+2,4%) e 4,1 miliardi ai fondi preesistenti (+1,5%). 

Fondi pensione: rendimenti in forte calo

“Le turbolenze dei mercati finanziari hanno inciso sui risultati di gestione delle forme complementari, tanto per le linee di investimento a maggiore contenuto azionario quanto per quelle obbligazionarie”, riassume la Covip. 

Passando dalla teoria alla pratica, i rendimenti sono tutti in rosso: i fondi azionari hanno registrato perdite in media all’11,7% nei fondi negoziali, al 12,5 nei fondi aperti e al 13,2 %nei PIP. Per le linee bilanciate i rendimenti medi sono stati negativi in tutte le forme pensionistiche: 10,5% nei fondi negoziali, 11,5 nei fondi aperti e 12,3 nei PIP. Perdite anche per gli obbligazionari: – 10,3% nei fondi negoziali, – 7,6% nei fondi aperti; gli obbligazionari puri hanno registrato un rosso del 3,5% nei fondi negoziali e del 10,9% nei fondi aperti. 

“Una corretta valutazione della redditività del risparmio previdenziale non può tuttavia limitarsi ai rendimenti di un solo anno, ma deve fare riferimento a orizzonti più lunghi e coerenti con i vincoli temporali che a esso si applicano in ragione degli obiettivi perseguiti – sottolinea l’Authority”.

Ebbene, da fine 2012 a fine 2022, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,7% e il 4,9%. Viceversa, le linee obbligazionarie mostrano rendimenti medi vicini allo zero; le linee bilanciate rendimenti medi che vanno dall’1,7% dei PIP di tipo unit linked al 2,7% dei fondi negoziali, al 2,9% dei fondi aperti. Il tasso di rivalutazione medio annuo del TFR è stato pari al 2,4%.

Le Casse di previdenza

La relazione delle Covip mostra come alla fine del 2021 le attività complessivamente detenute dalle casse di previdenza siano arrivate a quota 107,9 miliardi di euro, in aumento di 7,2 miliardi rispetto all’anno precedente (7,1%). Dal 2011 al 2021 tali attività sono cresciute complessivamente di 52,2 miliardi di euro, pari al +93,7%.

“Tenendo conto anche delle componenti obbligazionaria e azionaria sottostanti gli OICVM detenuti, la quota più rilevante delle attività è costituita da titoli di debito, pari a 39,5 miliardi di euro (corrispondenti al 36,6% del totale)”, si legge nel rapporto.

La composizione delle attività detenute continua a caratterizzarsi per la cospicua presenza di investimenti immobiliari, che nel complesso (cespiti di proprietà, fondi immobiliari e partecipazioni in società immobiliari controllate) si attestano a 20 miliardi di euro (18,3% del totale). Nel quinquennio 2017-2021 l’incidenza di tale componente è comunque diminuita di 4,5 punti percentuali. 

Gli investimenti nell’economia italiana (titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) ammontano a 40 miliardi di euro, pari al 34,3% delle attività totali di cui la componente immobiliare ammonta a 18,6 miliardi. 

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