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Fondi pensione: perché i lavoratori preferiscono il capitale alla rendita?

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Meglio i soldi alla scadenza del contratto che una pensione integrativa per sempre. E’ questo, secondo le rilevazioni della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, l’orientamento della maggior dei lavoratori iscritti a un fondo pensione. “Sono ancora una minoranza, per essere ottimisti – scrive Il Sole 24 Ore – coloro che al pensionamento chiedono di convertire in rendita il montante maturato in forma previdenziale: i più incassano il capitale, nonostante la tassazione sfavorevole”.

I numeri parlano chiaro. Nel 2022 le posizioni trasformate in rendita presso compagnie di assicurazione sono ammontate a 303 milioni di euro contro i 315 milioni dell’anno precedente e i fondi pensione hanno erogato sotto forma di rendite 439 milioni di rendite, 22 milioni in meno del 2021. “Una goccia nell’oceano – scrive giustamente Federica Pezzatti sul Sole – rispetto alle prestazioni pensionistiche in capitale che sono risultate invece pari a 4,6 miliardi di euro, dei quali 1,6 miliardi nei fondi negoziali e 1,2 miliardi nei Pip”, a cui seguono con 1 miliardo i fondi preesistenti.

Ma perché gli iscritti ai fondi pensione preferiscono, al momento del pensionamento, incassare il capitale anziché una forma previdenziale, spesso una seconda pensione rispetto a quella statale? Lo spiega la presidente della Covip, Francesca Balzani, secondo cui la scarsa competitività del settore assicurativo non permetterebbe per ora rendite abbastanza appetibili che si configurano per lo più in importi molto più bassi di quanto i lavoratori si aspettano dopo tanti anni di versamento. Oppure le rendite vitalizie per fasce di pensionati in condizioni socio-economiche più deboli risultano oggi “poco accessibili”.

Si tratta di problemi indubbiamente complessi, specie in ragione dell’allungamento delle attese di vita, ma sarebbe ora che anche Governo e Parlamento ci pensassero.

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Categories: Pensioni