Le risorse gestite dalla previdenza complementare in Italia hanno raggiunto nel 2014 quota 130,941 miliardi, in aumento del 12,4% su base annua. Nel dettaglio, la quota maggiore è gestita da fondi negoziali e fondi Inps (39,709 miliardi, +14,9% su anno), seguiti dai fondi aperti (13,980 miliardi, +16,6%), Piani individuali pensionistici (23,219 miliardi, +19%). La parte restante (54,033 miliardi, +7,2%) è in capo a fondi preesistenti.
Questi numeri sono emersi oggi dall’audizione di Luigi Di Falco, responsabile servizio vita e welfare Ania, nella commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
In generali, i numeri registrati in Italia sulla previdenza complementare “sono insufficienti per un Paese che vuole dotarsi di un sistema di welfare moderno – ha commentato Di Falco nel corso dell’audizione – e per coprire i bisogni previdenziali che saranno via via più evidenti per le future generazioni, che giungeranno al pensionamento a seguito di carriere discontinue”.
Secondo il dirigente dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, inoltre, “anche il livello raggiunto dai flussi contributivi (circa 13 miliardi versati nel 2014 a forme pensionistiche complementari) appare insufficiente a costituire in prospettiva pensioni adeguate”.
Per questa ragione, “l’esigenza di dotarsi di una pensione complementare rimane indifferibile – ha concluso Di Falco –, soprattutto per larga parte di giovani, donne, lavoratori delle piccole e medie imprese. È necessario uno sforzo collettivo di tutte le parti interessate verso il comune obiettivo di rivitalizzare le adesioni”.