Bruxelles lavora per creare dei nuovi fondi pensione europei. Al termine di un percorso durato tre anni, lo scorso 29 giugno la Commissione Ue ha presentato la sua nuova proposta in tema previdenziale. I tecnici dell’esecutivo comunitario vorrebbero dar vita ai Pepp, acronimo che sta per “Personal pensions product”. L’idea è nata nell’ambito del progetto per l’Unione dei mercati dei capitali e potrebbe diventare realtà entro un anno.
COSA SONO I PEPP
Da non confondere con i Pip italiani (i “Piani pensionistici individuali”, che sono assicurazioni con finalità previdenziali), i Pepp sarebbero prodotti pensionistici sottoscrivibili in tutta l’Unione europea e agevolati da sgravi fiscali piuttosto consistenti. Attenzione: il progetto non prevedere di armonizzare in alcun modo i regimi pensionistici dei vari Paesi, ma semplicemente di creare nuovi strumenti per integrare le pensioni individuali, abbassando gli attuali costi di offerta da parte di banche e assicurazioni.
LE CARATTERISTICHE TECNICHE
Nella sua proposta, la Commissione indica quali dovrebbero essere le caratteristiche tecniche dei Pepp in termini di trasparenza di gestione, regole d’investimento e portabilità (che dovrebbe essere automatica in tutti i Paesi dell’Unione). I consumatori potranno scegliere fra cinque opzioni di risparmio distinte per livello di rischio e prospettive di redditività. Per quanto riguarda invece trattamento fiscale, accumulo e retribuzione del capitale, le norme saranno fissate dai singoli Stati. Il capitolo fiscale è decisivo, perciò la Commissione raccomanda di concedere ai Pepp lo stesso trattamento di favore previsto per prodotti simili, anche se non dovessero soddisfare tutti i criteri previsti attualmente dalle singole leggi nazionali.
I POSSIBILI EFFETTI SUL MERCATO DEI FONDI PENSIONE
Se tutto andasse come prevedono a Breuxelles, i Pepp potrebbero davvero trasformarsi in un grimaldello capace di scardinare le resistenze dei cittadini alla sottoscrizione di piani pensionistici complementari, visto che ad oggi, secondo l’Ocse, solo il 27% degli europei fra i 25 e i 59 anni è iscritto a un piano per la pensione integrativa.
Con i Pepp “ci saranno più alternative e in generale una maggiore offerta di mercato – ha detto al Sole 24 Ore Mario Padula, presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) – I Pepp potranno aumentare la concorrenza in questo settore”. E questo, naturalmente, vorrebbe dire costi più bassi. Non a caso, uno studio realizzato da Ernst & Young per la Commissione Ue rivela che i Pepp potrebbero addirittura far raddoppiare la crescita del mercato delle pensioni integrative europee, portandolo a 2,1 trilioni di euro entro il 2030.