E’ giunto il momento di cambiare, di abbandonare le vecchie strategie difensive e aprirsi a nuovi investimenti. I fondi pensione devono diversificare il loro portafoglio, puntando su asset alternativi situati al di fuori dei tradizionali mandati azionari, obbligazionari e valutari. La tendenza è già in atto e per gli investitori istituzionali italiani è il momento di spingere sull’acceleratore.
Questo il risultato della ricerca “European Asset Allocation Survey 2015” effettuata da Mercer, società attiva nel settore della consulenza per lo sviluppo e l’organizzazione del capitale umano per i servizi attuariali, previdenziali e per la gestione degli investimenti degli investitori istituzionali.
Lo studio, condotto su 1.100 portafogli istituzionali dislocati in 14 Paesi europei, mostra che, ad oggi, obbligazionario e azionario sono caratterizzati da una gestione passiva, mentre nell’ambito degli alternative, predomina la ricerca di rendimenti legati alle abilità dei gestori.
Nonostante lo scenario attuale sia dominato dai grandi player inglesi e scandinavi, anche l’Italia può inserirsi in questa tendenza, puntando su una strategia differente rispetto al passato, volta a sfruttare la favorevole congiuntura economica. “La ricerca si inserisce nel quadro di un 2014 caratterizzato da un drammatico calo dei rendimenti dei titoli obbligazionari a lunga scadenza e dal dimezzamento del prezzo del petrolio – sottolinea Marco Valerio Morelli, AD di Mercer Italia – mentre il 2015 sta già fornendo spunti numerosi e diversi.”
I mercati si trovano in una fase di normalizzazione post-crisi in cui le politiche monetarie delle banche centrali si sono diversificate, i premi al rischio sono bassi, la volatilità è destinata a crescere ed è in atto una dispersione dei rendimenti. In questo frangente i fondi pensione si trovano ad affrontare una vera e propria sfida, spostandosi su asset class e strategie più flessibili.
“Anche in Italia nel 2014 – evidenzia Luca De Biasi, responsabile dell’area Investments Di Mercer Italia – la ricerca dimostra che è in atto la medesima tendenza, con le allocazioni su “alternative” passate dal 6 al 10%. Un marcato decremento si è invece osservato nella componente obbligazionaria dei portafogli degli investitori istituzionali italiani, pari ad 8 punti percentuali”.
Secondo la ricerca condotta dalla società di consulenza infatti, l’allocazione media sugli alternative è cresciuta dal 12% al 14%, in particolare nel settore del “reddito fisso orientato alla crescita” caratterizzato da asset class quali obbligazioni dei paesi emergenti, multi-asset credit e debito privato.
Nel 2015, secondo Mercer, si registra inoltre che il 49% dei fondi pensione investe sull’azionario utilizzando strategie passive (+4% rispetto al 2014), mentre sull’obbligazionario la gestione passiva è salita dal 37 al 44%. “Tuttavia – continua De Biasi – riscontriamo una notevole variabilità nel comportamento dei piani pensionistici sulla base delle loro dimensioni e Governance“. I più grandi gestiscono dunque il loro portafoglio in maniera più flessibile.
Per quanto riguarda l’Italia, solo migliorando strutturazione e Governance e allinenandosi con altri Paesi europei i fondi pensione potranno fare la loro parte e prendere consapevolezza dell’importante ruolo che ricoprono nell’economia nostrana. D’altro canto, gli stessi soggetti istituzionali dovranno essere aiutati a cambiare strategie di investimento migliorando regole e sistema di tassazione.
Ad oggi ci troviamo davanti a un vero e proprio cambiamento culturale, la congiuntura economica esterna offre un’occasione che non bisogna lasciarsi scappare e i fondi pensione devono aprirsi alla diversificazione, ma soprattutto agli asset alternativi.