L’81% dei fondi azionari italiani a gestione attiva ha sottoperformato il proprio Benchmark. Questo quanto si legge nei risultati semestrali della S&P Indices Versus Active Funds (SPIVA®) Europe Scorecard – Mid-Year 2019.
Nel dettaglio il rendimento medio ponderato per gli attivi dei fondi che hanno investito in azioni italiane è rimasto inferiore del 3,33% all’S&P Italy BMI su un anno, ma superiore dello 0,28% se annualizzato su dieci anni. “Il rendimento medio ponderato per gli attivi – specifica lo studio – indica la performance di un investitore medio e attenua l’influenza dei fondi di minori dimensioni”.
Andamento simile per i fondi attivi europei, il 90 per cento dei quali ha sottoperformato il benchmark di riferimento tra la metà del 2018 e la metà del 2019, con un rendimento ponderato per gli attivi del gruppo negativo e un benchmark dell’S&P Europe 350® in rialzo del 5,3%.
Andrew Innes, EMEA Head Global Research and Design, ha commentato: “Le nette flessioni registrate dai mercati azionari alla fine del 2018 sono state accompagnate dalla generale sottoperformance di molti fondi attivi europei, contestando la convinzione comune che i gestori attivi tendano a essere avvantaggiati nei mercati volatili. Nonostante il miglioramento dei mercati nella prima metà del 2019, i gestori attivi non sono stati complessivamente in grado di recuperare terreno”.
Uscendo fuori dall’Europa, l’84% dei fondi azionari statunitensi a gestione attiva denominati in euro ha reso meno dell’S&P 500 nell’arco di un anno. Questa quota sale al 92% e al 98% su un orizzonte quinquennale e decennale. Questa performance è stata ricalcata anche dai fondi azionari globali: la percentuale dei fondi denominati in euro che ha sottoperformato l’’S&P Global 1200 è pari in questo caso all’87%. Allargando l’orizzonte temporale di analisi si sale al 94% su cinque anni e addirittura al 99% su 10 anni.
Infine il 58% dei fondi azionari dei mercati emergenti a gestione attiva denominati in euro ha reso meno dell’S&P/IFCI nell’arco di un anno, quota che sale al 91% e al 95% rispettivamente su un orizzonte quinquennale e decennale.