“La crisi in corso ha mostrato come, specialmente in presenza di elevati livelli di leva finanziaria e di una pronunciata attività di trasformazione delle scadenze, nell’industria dei fondi comuni possano sorgere rischi potenzialmente sistemici”. A lanciare l’allarme è Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, intervenuto venerdì mattina alla 96esima Giornata del Risparmio, organizzata dall’Acri in modalità online per rispettare i provvedimenti anti-Covid.
“Mentre negli anni successivi alla crisi finanziaria globale la regolamentazione del settore bancario è stata resa significativamente più stringente – ha aggiunto – solo ora si sta affrontando con una certa decisione la questione dell’adeguamento delle regole del comparto non bancario; è necessario continuare a lavorare a livello internazionale, in particolare nell’ambito del Financial Stability Board, per dotarsi di strumenti, anche macroprudenziali, che aiutino a far fronte ai rischi che possono formarsi in questo comparto”.
Visco ha sottolineato poi che, dall’inizio della pandemia, il crescente pessimismo dei consumatori “si è riflesso in un considerevole aumento della propensione al risparmio”, che rischia di rimanere “su livelli elevati anche nei prossimi trimestri”. Questa situazione, “se non si accompagna a un’adeguata ripresa degli investimenti e dell’attività produttiva, può causare una diminuzione della domanda aggregata e dei redditi, alimentando a sua volta un’ulteriore crescita delle intenzioni di risparmio per motivi precauzionali e innescando, così, un circolo vizioso” che frena la ripresa.
Quanto al debito pubblico, “è sostenibile – ha detto ancora Visco – ma la sua permanenza su livelli elevati ci lascia esposti ai rischi e ai costi derivanti da tensioni sui mercati finanziari o da nuovi shock economici”. Per questo “il governo ha reso nota l’intenzione di avviare già dal prossimo anno la riduzione del peso del debito pubblico sul Pil, per riportarlo sui livelli precedenti la pandemia entro la fine del decennio”.
BANCHE, GUALTIERI: “LA VERA SFIDA SARÀ SUGLI NPL”
Le banche italiane hanno compiuto grandi progressi sul loro rafforzamento, ma ora “la principale sfida nei prossimi mesi sarà gestire la crescita delle esposizioni ai crediti deteriorati determinata dalla crisi pandemica, che può comportare una significativa distruzione di valore”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, intervenendo via streaming alla Giornata del Risparmio.
“Serve quindi un atteggiamento proattivo da parte delle autorità europee e nazionali, identificando misure per diversificare e arricchire la cassetta degli attrezzi delle stesse autorità – ha aggiunto – In questa ottica, il ministero dell’Economia ha sollecitato maggiori riflessioni su una possibile proposta di aggiornamento del quadro normativo”.
Gualtieri ha poi detto che “la crescita del Pil nel 2021 potrebbe risultare inferiore al 6% previsto” nella nota di aggiornamento al Def, “ma la ripresa sarebbe solo rinviata, non pregiudicata”.
In ogni caso, “è ragionevole ritenere – ha proseguito il ministro – che maggiore sarà la durata della crisi pandemica, maggiore sarà il rischio di danni più profondi al tessuto economico e sociale del Paese, nonché l’aggravio per la finanza pubblica. È per questo motivo che questa settimana siamo intervenuti così tempestivamente con il decreto Ristoro ed è per questo che l’intonazione della politica di bilancio resterà espansiva per tutto il tempo necessario, utilizzando i margini di manovra all’interno delle stime di indebitamento netto 2020-2021 del recente Documento Programmatico di Bilancio e se necessario, intervenendo in misura anche maggiore”.
PATUELLI (ABI): “EVITARE NUOVA ESPLOSIONE DI NPL”
Alla giornata del Risparmio è intervenuto anche Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, secondo cui “ogni sforzo deve essere fatto da istituzioni, imprese e banche per prevenire esplosioni di crediti deteriorati, che non debbono essere conseguenza di sottovalutazioni di rischi e di norme troppo rigide. Anche le scadenze delle moratorie devono essere ripensate col prolungamento della pandemia. È indispensabile non interrompere troppo presto le misure per famiglie e imprese nella prolungata emergenza: è utile a tutte le imprese che i prestiti garantiti non si esauriscano il 31 dicembre e possano essere chiesti fino al 30 giugno, come permesso dalla Ue”.
Quanto alle cedole, “le banche – ha continuato Patuelli – sono imprese che debbono poter tornare ad avere rapporti ordinari con i propri azionisti: se, dopo prudenti e lungimiranti accantonamenti, producono utili e possiedono solidi indicatori patrimoniali anche prospettici, sotto il controllo delle autorità di vigilanza come prima della pandemia, debbono poter distribuire dividendi”.
PROFUMO (ACRI): “RIDURRE LE TASSE SU FONDAZIONI, QUINTUPLICATE IN 10 ANNI”
Le tasse per le fondazioni di origine bancaria sono quintuplicate negli ultimi 10 anni, “arrivando alla cifra record di 510 milioni di euro nel 2019. Tanto che si potrebbe configurare come il primo settore di intervento delle fondazioni, ben più di quanto esse destinano al welfare (335 milioni) o ad Arte e cultura (240 milioni)”. Lo ha detto Francesco Profumo, presidente dell’Acri, nel discorso d’apertura della 96esima Giornata mondiale del risparmio.
“Da tempo – ha aggiunto –abbiamo avviato con il governo un’interlocuzione per provare a rivedere complessivamente la tassazione a cui sono sottoposte le fondazioni di origine bancaria. La questione non è affatto una rivendicazione corporativa. Le risorse che le fondazioni versano al fisco sono sottratte alle loro erogazioni: ovvero alle organizzazioni di volontariato, alle cooperative sociali, alle associazioni culturali, ai giovani ricercatori, a tutti quei soggetti che contribuiscono a fare dell’Italia un paese più inclusivo e vivibile per tutti”.
EFFETTO LOCKDOWN: IL RISPARMIO RADDOPPIA, MA NON PORTA CRESCITA
Dalla ricerca Acri/Ipsos presentata in occasione della Giornata del Risparmio, emerge che – a causa del crollo dei consumi provocato dalla pandemia – nei primi sei mesi del 2020 gli italiani hanno raddoppiato il loro risparmio lordo (la parte di reddito disponibile non impiegato per i consumi finali). In particolare, a fine giugno la propensione al risparmio era al 18% del reddito disponibile, contro l’8% della fine del 2019. La propensione a tenere i soldi liquidi sul conto corrente si conferma in linea con l’anno scorso (63%). Fra chi investe, il 33% sceglie prodotti finanziari sicuri, mentre solo il 9% punta su prodotti più rischiosi.
“Il lockdown e il clima di incertezza che stiamo ancora vivendo hanno fatto crescere complessivamente il risparmio privato ma è un’accumulazione che non si traduce in investimenti, non è un motore di sviluppo”, commenta Profumo. “La crisi è grave per la grande maggioranza degli italiani, ma le preoccupazioni legate alla diffusione del contagio e alla capacità di risposta del sistema sanitario spostano in avanti i timori per le ripercussioni economiche della pandemia nel nostro Paese e nel mondo”.