Le fondazioni di origine bancaria hanno chiuso un 2021 molto positivo, soprattutto grazie al ritorno dei dividendi bancari dopo l’interruzione chiesta dalla Bce nel 2020 per far fronte alla pandemia. Lo comunica l’Acri nel suo ultimo rapporto, precisando che l’anno scorso le 86 fondazioni bancarie italiane hanno messo a segno un utile pari a 1,69 miliardi, in crescita del 61,1% rispetto al 2020.
Fondazioni bancarie: dividendi, redditività e patrimonio
Nel dettaglio, i dividendi si sono impennati a 1,56 miliardi (+73%), e, tra questi, le cedole distribuite dagli istituti di credito hanno superato quota 671 milioni (circa il 39% sul totale dei proventi).
Inoltre, le Fondazioni hanno registrato un aumento della redditività lorda del patrimonio (al 5,7%, dal 3,6% del 2020) a fronte di un patrimonio complessivo che è arrivato a superare la soglia dei 40 miliardi (40,2 miliardi, +1,3%).
L’associazione guidata da Francesco Profumo sottolinea quindi che il 2021 è il secondo miglior anno dal 2008, dietro solo ai risultati dell’anno pre Covid, il 2019.
Il commento di Profumo
“Nonostante la pandemia e il perdurare del clima di incertezza – commenta Profumo – i risultati della gestione dei patrimoni delle Fondazioni di origine bancaria sono stati molto positivi. Le fondazioni hanno continuato a garantire un costante supporto alle comunità in termini di attività erogativa, bilanciando, con il ricorso ai fondi accantonati negli anni precedenti, le minori risorse previste in funzione dell’avanzo di esercizio dell’anno precedente (2020)”.
La fiscalità
Per la prima volta dopo molti anni il peso del fisco si alleggerisce a 326,7 milioni (sommando imposte a bilancio e alla fonte). Una legge del 2020, richiesta per anni dall’Acri, ha introdotto una riduzione dell’imponibile sui dividendi al 50%. Il risparmio d’imposta prodotto – pari a circa 152,8 milioni – viene accantonato dalle fondazioni in un fondo destinato all’attività erogativa a partire dall’anno in corso.
La cessione delle quote nelle banche
Dal 1990 le fondazioni hanno gradualmente ceduto le quote nelle banche di cui in origine detenevano il 100% del capitale. Alla fine dello scorso anno, stando al rapporto Acri, l’84% delle fondazioni aveva una partecipazione nella banca di origine inferiore al 5%. In tutto, 36 fondazioni hanno dismesso completamente la partecipazione nella banca.
Le fondazioni che hanno una partecipazione residua tra il 5 e il 50% del capitale della banca sono otto, mentre solo sei fondazioni hanno una partecipazione superiore al 50% del capitale (si tratta delle fondazioni di piccola taglia per patrimonio o quelle con sede nelle regioni a statuto speciale).
È notizia di due giorni fa l’arrotondamento della Fondazione Cariplo in Intesa Sanpaolo, prima operazione di segno contrario rispetto alle dismissioni di un grande ente bancario dopo molti anni, ma sempre nel rispetto dei ‘paletti’ del protocollo Acri-Mef che è vincolante per le associate.
Le erogazioni no profit
Infine, dal rapporto Acri emerge che le erogazioni deliberate nel 2021 sono state pari a 914 milioni, in calo del 3,8% in quanto basate sull’avanzo di esercizio del 2020, più basso a causa dello stop ai dividendi bancari.
Tra i settori beneficiari delle erogazioni, al primo posto si conferma il settore “Arte, attività e beni culturali” con 245,5 milioni (26,9% delle erogazioni totali), seguito da “Volontariato, filantropia e beneficenza” con 143,2 milioni (15,7%) e da “Ricerca e sviluppo” con 112,2 milioni.
Tra queste somme non sono conteggiate quelle destinate al fondo promosso dall’Acri alcuni anni fa per contrastare la povertà educativa minorile: alimentato in collaborazione con lo Stato, in sei anni il progetto è stato finanziato in tutto con 339 milioni.
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