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Fondazione Sozzani (Milano): omaggio a Nanda Vigo

Fondazione Sozzani

Effervescente e curiosa, Nanda Vigo (Milano, 1936 – 2020), è stata architetto, artista e designer, protagonista del clima culturale, milanese ed europeo degli anni Sessanta ed è stata soprattutto capace di una visione propria rivolta al futuro, quasi spaziale, anche negli anni duemila.

Attraverso l’arte, l’architettura e il design, il percorso espositivo è un viaggio nello spazio e nel tempo, dove ogni opera è ambientale e si confronta con lo spazio, con il tempo e con la luce.
Con rari prototipi fuori produzione, pezzi unici, disegni e schizzi inediti, l’esposizione si divide in tre sezioni dedicate ad altrettanti ambiti progettuali distinti ma intrecciati:

La prima sezione presenta Nanda Vigo come “maestra della luce”, con una delle sue opere d’arte più note: “l’Ambiente Cronotopico” del 1968. Come negli ambienti che Vigo aveva realizzato con Lucio Fontana tra il 1964 e il 1968, l’Ambiente Cronotopico, luminoso e trasparente, rappresenta l’idea immersiva della luce come viaggio. Una struttura metallica dove sono inserite lastre di vetro industriale trasparente attraversate dalla luce che è l’elemento unificante temporale (crono) e spaziale (topico). “A cosa mi ispiro? Alla luce. La luce è determinante per le forme, per gli oggetti, per un’ambientazione totale. La luce va e non ha dimensione, e si può viaggiare molto lontano…”1

La seconda si concentra sull’architettura, attraverso pezzi storici e immagini inedite.
Molto precoce la sua collaborazione con Gio Ponti, con cui realizza il progetto della “Casa per lo Scarabeo sotto la Foglia” a Malo (Vicenza, 1958 al 1968), dove il talamo nuziale è il centro della casa come una primigenia stanza della “GENESI”. Emblematica la prima delle sue architetture immersive, la “ZERO House” a Milano (1959-1962), una casa di luce con i muri di vetro satinato al cui interno un sistema di luci al neon di differenti colori alterano la percezione dello spazio.
In mostra anche i documenti e le immagini dei progetti delle Torri cimiteriali e di altri significativi progetti pubblici, oltre agli interni monocromatici residenziali blu, gialli, rosa e neri.

La terza sezione riflette la complessità della ricerca di Nanda Vigo come designer: dai celebri specchi, alle sedie “due più” (1971) con le loro sorprendenti pellicce che le trasformano una sedia nella poltrona di comando di una navicella intergalattica. Completano il percorso i giochi di luce, la storica lampada Golden Gate fino alla collezione Hard & Soft, ultima collezione completa realizzata per un’ambiente immersivo nel 2019. Riflettendo sulla sua carriera, Vigo diceva: “Ho seguito la visione del grande Gio Ponti; si è avvicinato agli spazi in modo globale, dai cucchiaini all’arte. Ho sempre visto architettura, design e arte insieme come un tutt’uno nei miei progetti”.
In occasione della mostra, Glas Italia, azienda storicamente legata a Nanda Vigo, ha rieditato il tavolo e lo specchio della serie Andromeda. Numerosi contenuti multimediali e ricerche storiche curate dall’Archivio Nanda Vigo completano l’esposizione negli spazi della Fondazione Sozzani.

Nata a Milano il 14 novembre 1936, Nanda Vigo ha coltivato la sua passione per l’arte fin dall’età di sette anni e ha assistito al modo in cui la luce ha influenzato la forma della “Casa del Fascio” di Giuseppe Terragni a Como. Si è laureata in architettura all’Institut Polytechnique di Losanna e ha continuato a svolgere l’apprendistato a San Francisco nello studio di Frank Lloyd Wright.
Nel 1959 è tornata a Milano, dove ha intrapreso innumerevoli viaggi attraverso l’Europa, stringendo amicizia e affinità intellettuali con i giovani artisti più rivoluzionari dell’epoca, dal Gruppo Zero tedesco, al Gruppo Nul olandese, al Noveau Realism, e ai Fluxus.
Nanda Vigo ha catalizzato le forze artistiche internazionali che a Milano sono confluite nel fervore culturale del bar Jamaica e nella galleria Azimut di Piero Manzoni ed Enrico Castellani. Nel 1965 fu Nanda Vigo a curare la prima mostra Zero in Italia nello studio di Lucio Fontana, suo mentore sin dagli esordi. Con lo stesso spirito ha organizzato nel 2011 la prima mostra ZERO a Mosca al MAMM Museum, Moscow Multimedia Art Museum.
Ha lavorato come architetto su progetti come il cimitero di Rozzano, dove ha progettato due torri di venti piani per ospitare i defunti, e la Casa Zero a Milano. Aveva aperto il proprio atelier in città nel 1959. Vigo è stata protagonista di diverse mostre Zero, tra cui “NUL 65” allo Stedelijk Museum di Amsterdam, “Zero: An Exhibition of European Experimental Art” alla Gallery of Modern Art di Washington, DC, e “Zero avant-garde” presso lo studio milanese di Lucio Fontana, nel 1965. Nel 1971 ha ricevuto il New York Award for Industrial Design per la lampada Golden Gate, il premio Saint Gobain nel 1976 per il design del vetro, ha partecipato alla quarantesima Biennale di Venezia nel 1982. Con oltre quattrocento mostre collettive e personali, la sua opera è nelle collezioni delle principali istituzioni dal Museo della Triennale di Milano al Solomon R. Guggenheim di New York al Martin- Gropius-Bau di Berlino. Ha donato parte delle sue opere e della sua collezione al Museo San Fedele a Milano. Nel 2019, a Palazzo Reale a Milano, la prima retrospettiva antologica a cura di Marco Meneguzzo Archivio Nanda Vigo, “Nanda Vigo. Light Project”. Si spegne a Milano il 16 maggio 2020.

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Categories: Arte