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Fondazione Rovati di Milano: inaugurata la mostra di Gino Severini e la sua passione per il mondo etrusco

Inaugurata alla Fondazione Luigi Rovati la mostra Giano-Culsans: il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini

Fondazione Rovati di Milano: inaugurata la mostra di Gino Severini e la sua passione per il mondo etrusco

La mostra della Fondazione Rovati è dedicata al tema del dualismo e del doppio, nel rapporto bifronte, fisico e simbolico, di dialettica e contrapposizione. I protagonisti sono due bronzetti etruschi del III sec. a. C., a loro volta a confronto con due sculture di Gino Severini: il doppio nel doppio.

La mostra Giano-Culsans: il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini, allestita nello Spazio Bianco al piano Nobile del Museo d’arte, prende spunto dall’interesse di Gino Severini (1883-1966) per il mondo etrusco, e più in generale per l’archeologia della sua terra d’origine, e dal suo legame con Cortona, sua città natale. Assiduo frequentatore del Museo dell’Accademia Etrusca, nelle sue opere si è spesso ispirato ai reperti conservati nel museo, a cui ha poi donato alcune delle sue opere più significative.

Il primo dei due bronzetti etruschi esposti datati III sec. a. C è Culsans

Si tratta della divinità etrusca corrispondente al romano Giano, nume tutelare delle porte e dei passaggi; il secondo è Selvans, dio della foresta e delle attività agresti. Le due sculture recano sulla coscia una lunga iscrizione votiva in alfabeto etrusco, che ne chiarisce l’identità riportando il nome del dedicante, forse un personaggio che ricopriva una funzione pubblica. Preposti alla sorveglianza del confine tra area urbana e territorio circostante, il loro posizionamento ai lati della porta della città cortonese certifica la natura sacra di questo spazio liminare, già attestato in altri centri dell’Italia antica. È proprio al Culsans etrusco che Severini si ispira per creare le due sculture esposte: il primo Giano Bifronte, un bronzo realizzato agli inizi degli anni Sessanta, mentre il secondo, di maggiori dimensioni, è una fusione postuma realizzata per volontà della figlia Romana Severini. Quest’ultima scultura è stata poi donata all’Accademia Etrusca di Cortona. Alla feconda attività pittorica di Gino Severini appartiene la Natura morta con aringa e compostiera blu, dipinta nel 1946-1947 come rielaborazione – con riferimenti al mondo etrusco – di un genere molto praticato dai pittori d’avanguardia: il quadro raffigura una tavola con aringhe in primo piano, arricchita dalla presenza di due vasi, una brocca e un recipiente, in cui si riconosce l’allusione al vasellame in bucchero che decorava i banchetti degli aristocratici etruschi.

Giovanna Forlanelli, presidente della Fondazione Luigi Rovati: “Con questa nuova mostra prosegue la nostra collaborazione con l’Accademia Etrusca di Cortona volta a dare valore e impatto alle straordinarie opere presenti nel loro Museo”. Paolo Bruschetti, vice Lucumone dell’Accademia Etrusca,  “La valorizzazione di opere del Museo cortonese prosegue e si sviluppa con un nuovo e originale confronto fra antico e moderno, da cui non potranno che trarre vantaggio l’Accademia e la città di Cortona attraverso una mostra che rafforzerà – ne sono convinto – la vicinanza fra due istituzioni che hanno sempre fatto del collezionismo e dell’incremento della cultura la loro ragione di vita”.

Gino Severini

Nato a Cortona il 7 aprile 1883, Gino Severini si stabilisce in un primo momento a Roma, dove conosce Umberto Boccioni e Giacomo Balla, per arrivare poi a Parigi nel 1906: qui entra in contatto con alcuni tra i circoli artistico-letterari più vivaci dell’epoca, animati da personalità del calibro di Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Max Jacob e Paul Fort, di cui sposa la figlia Jeanne.
Protagonista della pittura d’avanguardia europea della prima metà del Novecento, aderisce dapprima al movimento futurista e assiste in seguito alla nascita e allo sviluppo del Cubismo, combinando nella propria opera i valori dinamici del primo a quelli costruttivi del secondo. I suoi contatti con l’Italia non s’interrompono mai. Tornato a Cortona nel 1935 per ritirare un’onorificenza conferitagli dalla cittadinanza, il pittore riallaccia i legami con la città natale e in particolare con la più prestigiosa istituzione culturale locale, l’Accademia Etrusca, fondata nel 1727 e da allora dedita all’approfondimento degli studi archeologici e storico-antiquari.
Severini ritorna a Cortona sempre più spesso negli anni della maturità e della vecchiaia, esprimendo il desiderio di riposare qui alla fine della propria esistenza. Nel settembre del 1963 comunica all’Accademia Etrusca la volontà di legare a essa alcune delle proprie opere più significative, con un lascito reso esecutivo pochi anni dopo la morte, avvenuta a Parigi il 26 febbraio 1966. Nel giugno del 1969 il Comune di Cortona può così inaugurare al Museo dell’Accademia la “Sala Gino Severini”, arricchita in seguito grazie ad altre donazioni e di recente riallestita e ulteriormente ampliata fino a occupare tre sale al piano superiore del museo.

Accompagna la mostra una pubblicazione edita da Fondazione Luigi Rovati, Giano-Culsans: il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini con testi di Paolo Bruschetti, Sergio Angori, Romana Severini Brunori, Giulio Paolucci, Paolo Giulierini, Marco Belpoliti, Luigi Donati.

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