“Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo – dice Renzo Piano – molto fragile. E’ fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee”.
Trasformare le periferie in città è da sempre un traguardo che è tra le priorità dell’opera creativa del celebre architetto genovese che da qualche anno è stato nominato anche senatore a vita. Ne è una prova, a un passo da Milano, la riqualificazione dell’ex area Falck di Sesto San Giovanni dove gli antichi altiforni e laminatoi, fino a ieri giganteschi scheletri abbandonati a ricordo di quando Sesto aveva più operai che abitanti ed era chiamata la Stalingrado italiana, stanno tornando a pulsare di nuova vita in uno immenso spazio restituito alla città. E da queste considerazioni, una sorta di manifesto di Renzo Piano, che prende avvio l’appuntamento annuale della Fondazione Italcementi, chiamando questo sabato 24 gennaio, cui parteciperanno, tra gli altri, l’architetto Mario Cucinella, l’ad di Beni Stabili, Aldo Mazzocco, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi. Chiuderà i lavori Carlo Pesenti, Ceo di Italcementi.
Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo rinascimento: è il titolo e il tema centrale dell’incontro alla Fiera di Bergamo. Crescita e urbanizzazione sono fenomeni tra loro strettamente intrecciati: nessun Paese ha mai raggiunto un livello di benessere diffuso senza un importante spostamento della popolazione verso le città. Più di metà della popolazione mondiale vive attualmente nelle città e per il futuro si prevede un’ulteriore crescita dell’urbanizzazione. Nelle città italiane, solo il 10% degli abitanti vive nei centri storici: è quindi necessaria una rigenerazione e valorizzazione delle periferie urbane, ricucendole pienamente al contesto cittadino. In questo quadro, Renzo Piano, ha realizzato un video manifesto che verrà presentato in anteprima nel convegno di quest’anno, focalizzato sul concetto di rammendo e rigenerazione urbana, ovvero un intervento nelle periferie che sappia essere inclusivo, coinvolgendo la popolazione dei quartieri interessati. Per Piano è una sorta di missione del suo essere architetto quella di riaffermare il primato della città umanistica, luogo di scambio e di dialogo, dove si crea un senso di appartenenza e partecipazione, rendendo visibile quell’urbanità felice che Italo Calvino – amico di una vita del celebre architetto, che tanta influenza ha avuto sulle sue opere – andava cercando nelle sue città invisibili, tra anonimi agglomerati di cemento.
Questo manifesto si pone in continuità con la decisione di Piano di devolvere il suo emolumento come senatore a favore di alcuni gruppi di lavoro incaricati di studiare alcune periferie italiane. Ogni studio è guidato da un “tutor”, allievo o collaboratore dell’architetto Piano, in un gruppo di lavoro complessivo chiamato G124, che prende il nome dal numero dell’ufficio del senatore a Palazzo Giustiniani, trasformato in un laboratorio per progettare la riqualificazione delle periferie delle città italiane (http://renzopianog124.com).
Il tema posto dal “manifesto sul rammendo e sulla rigenerazione” è quello che sta alla base anche del progetto Rifo guidato dall’Università di Bergamo, che – concentrandosi sulle parti/componenti della città da “rifare” – ha monitorato il territorio per proporre una strategia concreta per restituire suolo rigenerando le città. Progetto che verrà illustrato al convegno da Emanuela Casti, professoressa di geografia.
Al termine del dibattito, focus sulle “utopie concrete” del progetto architettonico del Padiglione italiano a Expo 2015: dalla genesi come idea di coesione, intesa come forza di attrazione che genera un ritrovato senso di comunità e di appartenenza (elemento chiave di ogni progetto di rigenerazione urbana), fino alla concreta realizzazione, resa possibile da straordinari elementi di innovazione tecnologica e sostenibilità, assieme al know-how e al saper fare delle imprese italiane coinvolte. A illustrare il manufatto dell’Expo sarà Michele Molé, fondatore e direttore creativo Nemesi & Partners, progettista di Padiglione Italia.