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Fondazione Crt continua lo shopping dopo l’uscita da Bpm. Ora è la volta di una quota della Banca del Fucino

È considerato il salottino finanziario romano e l’ente presieduto da Fabrizio Palenzona ha investito 2 milioni per una quota dell’0,7%. Quali sono stati gli ultimi acquisti?

Fondazione Crt continua lo shopping dopo l’uscita da Bpm. Ora è la volta di una quota della Banca del Fucino

La fondazione Cassa di Risparmio di Torino è in piena febbre da shopping. Nel portafoglio si è appena ritrovata circa 140 milioni di euro per la vendita dell’1,8% del capitale di Banco Bpm ed è partita all’acquisto. L’ultimo acchiappo riguarda una quota della Banca del Fucino, dice Mf, l’istituto romano fondato nel 1923 da Giovanni Torlonia e oggi guidato da Francesco Maiolini. L’investimento della terza fondazione italiana per patrimonio (oltre 3 miliardi di euro), presieduta da Fabrizio Palenzona, vale circa 2 milioni di euro a fronte di una partecipazione nella banca romana dello 0,7%.

Banca del Fucino: il salottino finanziario romano

La Banca del Fucino, che oggi è parte del gruppo Igea Banca, è considerato il salottino finanziario del Centro Italia. Fondazione Crt è l’ultima arrivata nel suo capitale, dopo che nei mesi scorsi ha effettuato diversi aumenti di capitale per rafforzare il proprio patrimonio portando a bordo nuovi soci: Fondazione Nazionale delle Comunicazioni, Farmitalia Industria Chimico Farmaceutica, Casa Baiocco e dal consigliere Fabio Scaccia

A fine 2023 la banca aveva varato un altro aumento di capitale a cui la Fondazione Enpam, ente di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri (la più grande cassa privata italiana), aveva partecipato con 23,8 milioni garantendosi una partecipazione dell’8,17%. Nel 2022 invece c’erano stati gli ingressi della famiglia Angelini, di Santo Versace, di Txt e-Solutions e anche di Sri Group, la società italo-britannica di financial advisory guidata da Giulio Gallazzi (al 9,9% del capitale) che a ottobre dello scorso anno era entrata anche nel capitale di Mediobanca.

La lista della spesa: a partire da Generali

La banca del Fucino è solo l’ultimo acquisto, dopo la vendita della quota in Bpm, di una lista che inizia a diventare lunga. A fine febbraio Fondazione CRT ha “consolidato” la “storica partecipazione di lungo termine in Generali, così da accrescere il flusso di dividendi, che insieme ad UniCredit e Mundys costituiscono la parte più consistente delle risorse che mettiamo a disposizione del territorio”, come ha detto il Palenzona in un’intervista a Il Sole 24 Ore, sottolineando che la quota nella compagnia assicurativa resta “sulla soglia del 2%” dal precedente 1,6%. Nell’assemblea di due anni l’Ente si era schierato con la lista presentata da Caltagirone. Il mercato guarda alla primavera 2025, quando verrà rinnovato il board del Leone.

La quota nella Cassa ri risparmio di Asti

Poi si è aggiunta l’acquisizione di una quota della cassa di rispazio di Asti e un’altra sul vino “sperimentale” del Monferrato. Ad Asti la Cassa di Risparmio è presente dal 1842 e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino ha deliberato l’acquisto di azioni, negoziate sul sistema multilaterale di gestito da Vorvel Sim, per un controvalore di 40 milioni di euro, pari a quota inferiore al 10% dell’istituto di credito piemontese e probabilmente avrà anche un posto nel consiglio di amministrazione.

La Crt Asti, presieduta da Giorgio Galvagno e guidata dall’amministratore delegato Carlo Demartini, è controllata al 31,80% da Fondazione Cassa Risparmio di Asti, al 12% da Fondazione di Biella. Entrambi i presidenti dei due enti (rispettivamente Mario Sacco e Michele Colombo) siedono con Palenzona nella Consulta delle Fondazioni del Nord-Ovest. Banca d’Asti ha appena chiuso il bilancio 2023 con una massa fiduciaria del gruppo pari a 17,9 miliardi, una raccolta di 7,5 miliardi, utile netto a 85 milioni di euro prevedendo un dividendo pari a 0,30 euro per azione (in aumento del 50%).

La passione per il vino, ma sperimentale

Per acquisire Enosis, centro di ricerche sul vino di Fubine (Alessandria) guidato dall’enologo-scienziato Donato Lonati, la fondazione torinese ha deliberato un investimento da 20 milioni. La Cascina Meraviglia Enosis ha una lunga storia che affonda le radici nel Seicento, quando apparteneva alla famiglia Cacherano di Bricherasio, nobili piemontesi nonché viceré dei Savoia e tra i fondatori nel 1899 di Fiat insieme a Giovanni Agnelli. Dal 2005 l’antica cascina del Monferrato si è trasformata in Enosis, 2.500 metri quadri, quattro piani e cinque ettari di terra dove sono custoditi laboratori, sale degustazioni, cantine sperimentali, sale convegni, e aule didattiche e naturalmente vigneti.

Donato Lonati, lo scienziato del vino, che in un’intervista si è definito “anarchico come il grignolino”, considerato “un eroe del vino” in Georgia, è il fondatore e guru di Enosis, una tenuta dove “distillare” il vino del futuro. Nel Monferrato Lanati ha coltivato 37 vigneti sperimentali, per far ricerca su uva, fermentazione, affinamento, controllo qualità. Tra le innovazioni: Genesis, un micro vinificatore hi-tech che può contenere fino a 200 chili di uva e produrre 100 litri di vino; il «calice Meraviglia» la cui conformazione permette una perfetta decantazione. Enosis di Fubine è oggi una realtà che vale circa 3 milioni di euro di ricavi e genera utili per circa 100 mila euro. Fondazione Crt dopo aver sostenuto la rinascita delle Officine Grandi Riparazioni a Torino come polo delle tecnologie e dell’innovazione, 100 milioni di investimenti, ora punta sullo sviluppo delle tecnologie anche in provincia, legate alle filiere del territorio, come peraltro già richiamato nel nuovo statuto dell’ente non profit.

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