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FOCUS BNL – Il purgatorio delle piccole imprese: la crisi ne ha spazzate via un quinto

La debolezza degli investimenti è in questi anni problema comune a tutti i principali paesi europei. Tra le molte cause all’origine del fenomeno non ultima è la condizione non brillante delle imprese. In Italia si intravede l’attenuazione di alcune dinamiche sfavorevoli, non ancora delle vere luci. La dinamica dei prestiti alle società non finanziarie risulta meno negativa di quanto registrato nei mesi a cavallo tra 2013 e 2014. Ma la flessione di settembre (-3,6% a/a) è la ventottesima consecutiva. Di analoga lunghezza è la sequenza negativa rilevabile per l’intera eurozona.

Il processo di deterioramento del portafoglio prestiti alle imprese continua a sperimentare una (lenta) attenuazione, andamento coerente con la diminuzione delle chiusure aziendali, la prima dal 2008. Lo scenario favorevole della raccolta bancaria si sta traducendo in una visibile riduzione dei tassi d’interesse. La crisi apertasi nel 2008 ha messo a dura prova il sistema delle imprese italiane: è diminuito il numero delle nuove imprese; è scesa di 8,5 punti la percentuale di quelle che arrivano a superare i tre anni di vita; è stato cancellato un quinto circa delle PMI attive nel 2007. Tra le non frequenti indicazioni di segno positivo da segnalare la significativa crescita del patrimonio netto (+31,7% tra il 2007 e il 2013) dovuta sia all’impegno degli azionisti sia ad un intervento legislativo.

Sulle prospettive delle PMI italiane due fattori possono giocare un ruolo importante. Il primo è il processo di rimborso dei debiti della Pubblica Amministrazione. Se le strutture periferiche dello stato riuscissero a trasformare in effettivi rimborsi tutte le risorse già messe a loro disposizione ne deriverebbero ampi effetti positivi per le imprese, come l’esperienza del recente passato ha dimostrato. Un secondo sostegno alle imprese italiane può venire dal mercato dei mini-bond. Il mercato sta crescendo, sta uscendo dalla fase più iniziale (finora 80 emissioni per un controvalore di poco inferiore a 4,5 miliardi) ma presenta anche aspetti di evidente fragilità. 


Allegati: Focus n. 38 – 19 novembre 2014.pdf

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