Alla fine del 2013, la ricchezza complessiva delle famiglie italiane era pari a 9.615 miliardi di euro, in calo di quasi l’1,5% rispetto al 2012. Nel confronto con il 2010, le famiglie hanno perso oltre 170 miliardi di ricchezza. Pesa la brusca flessione del valore delle abitazioni, sceso di 400 miliardi negli ultimi due anni, che ha più che compensato l’aumento della ricchezza finanziaria.
A giugno 2014, il valore delle attività finanziarie delle famiglie si è avvicinato ai 4 mila miliardi di euro; prima della crisi si fermava poco sopra i 3.700. Nel corso degli anni, gli italiani hanno modificato le proprie politiche di investimento, adattandole ai cambiamenti del contesto esterno. Sono, però, emerse anchealcune tendenze di lungo periodo, solo in parte influenzate dalla crisi.
I depositi continuano a rappresentare uno strumento particolarmente ricercato: negli anni della crisi, le famiglie hanno investito nei depositi oltre 100 miliardi di euro di nuove risorse, arrivando a più di 1.200 miliardi. Il basso livello dei tassi diinteresse ha, invece, comportato un allontanamento delle famiglie dalle obbligazioni delle istituzioni finanziarie e monetarie, oggetto negli ultimi due anni e mezzo di disinvestimenti netti per 80 miliardi di euro, mentre ha favorito unritrovato interesse per i fondi comuni, con investimenti netti prossimi ai 90miliardi.
Nel corso degli ultimi anni, si è, inoltre, assistito ad un ulteriore contenimento dell’investimento in titoli di Stato. All’inizio degli anni Duemila, gli italiani investivano in questa tipologia di prodotto meno del 10% della ricchezza. Oggi, i BOT sono praticamente scomparsi dal portafoglio, mentre i BTP e i CCT rappresentano solo poco più del 5% del totale. Le famiglie possiedono solo il 10% degli oltre 1.800 miliardi di euro di titoli pubblici italiani in circolazione.
Le famiglie continuano, invece, a mostrare una costante attenzione al finanziamento delle imprese, in particolare al comparto delle piccole e medie. L’investimento in azioni e partecipazioni non quotate ha superato gli 800 miliardi di euro. Le piccole e medie imprese hanno da sempre garantito un elevato rendimento: nell’insieme degli ultimi dieci anni, le famiglie italiane hanno destinato all’acquisto di azioni e partecipazioni non quotate nuove risorse per 170 miliardi di euro, incassando nello stesso periodo più di 1.100 miliardi sottoforma di utili o redditi prelevati.
Allegati: Focus n. 01- 07 gennaio 2015.pdf