Dopo un prolungato periodo di variazioni negative o marginali, nel 2014, il reddito disponibile reale delle famiglie dell’area euro è tornato a crescere (+1%) con effetti favorevoli su diversi aggregati, tra cui i consumi, aumentati dopo sei anni (+1%) in cui incrementi marginali si sono alternati a severe contrazioni.
Nello stesso periodo per il tasso di risparmio e quello di investimento è terminata la progressiva limatura che aveva caratterizzato gli anni più recenti; nel 2014 le famiglie Uem hanno risparmiato il 12,7% del proprio reddito e ne hanno investito l’8,3%. Il miglioramento dell’andamento di redditi e consumi è stato comune a tutte le principali economie dell’area, seppure con intensità diverse.
Dopo sei anni di variazioni negative, gli investimenti finanziari netti delle famiglie Uem sono tornati a crescere (+26% a/a, a €328 mld) a fronte di acquisizioni nette di attività non finanziarie invariate rispetto al 2013 (€534 mld) e ancora inferiori del 20% al livello massimo raggiunto nel 2008.
Nel 2014 le famiglie dell’area euro hanno investito il nuovo risparmio soprattutto in polizze assicurative/previden-ziali (€231 mld) e in depositi (€208) ma la crescita maggiore (+53%) ha riguardato la sottoscrizione di quote di fondi comuni, fenomeno che si è confermato per il secondo anno consecutivo dopo anni di forti deflussi.
Nell’ambito del portafoglio finanziario delle famiglie i depositi continuano a costituire l’attività prevalente, con una quota del 35%, 3 p.p. in più rispetto al 2007; in Germania la percentuale sfiora il 40 e in Spagna lo supera, posizionandosi al 44%.
L’attuale basso livello raggiunto dai tassi di interesse influisce sulle scelte di investimento delle famiglie. Da diverso tempo nelle principali economie dell’area euro l’accelerazione dei conti correnti si confronta con una contrazione dei depositi a più lunga durata, mentre è in netta ripresa la dinamica dei fondi di investimento.
Un primo segnale di maggiore diversificazione viene dalla ripresa del risparmio gestito: a febbraio scorso le sottoscrizioni di quote di fondi comuni dell’area euro hanno sfiorato il 9% a/a con incrementi che in Spagna e in Italia hanno superato il 20%.