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Focus Bnl-Bnp Paribas: le famiglie cinesi continuano a risparmiare molto

REPORT di Carla Russo (FOCUS del servizio studi BNL) – In Cina le famiglie continuano a non far girare i consumi, preferendo il risparmio, che si conferma sostenuto con una quota equivalente a circa un quarto del Pil (23,4% nel 2008), in aumento di 3,1 punti percentuali rispetto al 1992

Focus Bnl-Bnp Paribas: le famiglie cinesi continuano a risparmiare molto

I cambiamenti della struttura socio-economica della Cina e una crescita media annua del 10% negli ultimi trenta anni hanno contribuito a rafforzare il già elevato tasso di risparmio del paese. Dalla metà degli anni Duemila la percentuale è intorno al 50% del Pil e le indicazioni del Fondo monetario ipotizzano un aumento fino al 54% nel 2014 per poi diminuire solo marginalmente.

Il risparmio delle famiglie si conferma sostenuto con una quota equivalente a circa un quarto del Pil (23,4% nel 2008), in aumento di 3,1 punti percentuali rispetto al 1992. L’elevato livello del risparmio riflette sia la storica valenza sociale assegnata all’aggregato sia le trasformazioni in corso nel paese. Alle prese con una crescita dei redditi controllata, con la riduzione di servizi in precedenza garantiti dallo stato e con un progressivo invecchiamento della popolazione, le famiglie cinesi devono affrontare spese maggiori rispetto al passato oltre che a provvedere per le necessità future. Anche nel settore pubblico si è registrato un incremento del tasso di risparmio (dal 4,4 all’11% del Pil tra il 1992 e il 2008) realizzato grazie al progressivo processo di privatizzazione delle imprese statali, la conseguente riduzione di dipendenti pubblici e relativo sistema di welfare.

Risparmi elevati nel confronto internazionale
Con un tasso di risparmio complessivo superiore al 50% del Pil la Cina si posiziona tra i primi paesi al mondo per livello di accumulo di risorse finanziarie. Il valore del tasso di risparmio cinese supera di circa 20 punti percentuali l’analogo ratio dei paesi asiatici, già tradizionalmente alto, come pure di quelli che si trovano in una fase di sviluppo economico simile; il distacco dalle economie più mature si colloca oltre i 30/35 punti percentuali.

Nel corso dell’ultimo decennio il tasso di risparmio cinese ha costantemente seguito un trend crescente passando dal 37% di inizio millennio al 53% circa del 2010 in questo marcatamente differenziandosi da quanto avvenuto in numerosi altri paesi dove, soprattutto negli anni pre-crisi, la quota di reddito non consumata è rimasta relativamente stabile (ad esempio nell’area euro) quando non significativamente diminuita (Usa e Regno Unito). Le indicazioni del Fondo monetario ipotizzano un aumento fino al 54% nel 2014 per poi diminuire solo marginalmente.

Tutti i comparti hanno contribuito a innalzare il risparmio (rapportato al PIL), anche se con diversa intensità. Tra il 1992 e il 2008 la quota di risparmio del settore pubblico è passata dal 4,4% all’11%, quella delle famiglie dal 20,3 al 23%. Molteplici sono stati i fattori che hanno determinato nei diversi segmenti l’espansione dell’aggregato. Il settore statale ha prevalentemente beneficiato delle profonde trasformazioni economiche del paese degli scorsi decenni. La graduale privatizzazione di imprese pubbliche, l’accesso alla proprietà privata, l’apertura a un modello di economia socialista di mercato e la forte crescita economica hanno prodotto maggiori entrate per il settore pubblico. La vivace crescita economica ha comportato un incremento del gettito fiscale grazie anche a una razionalizzazione del sistema impositivo e alla tassazione della vendita di terreni il cui valore è significativamente aumentato.

Nel contempo l’incidenza dei consumi pubblici sul Pil ha seguito un trend discendente sulla scia della dismissione di molte imprese statali (SOEs, State-Owned Enterprises) e relativo sistema di welfare assicurato ai dipendenti. In effetti, fino alla metà degli anni Novanta nel paese vigeva un sistema di protezione sociale (iron rice bowl) in base al quale al personale occupato presso aziende statali oltre al posto di lavoro venivano garantiti benefit relativi all’abitazione, all’istruzione, al servizio sanitario e pensionistico. La riduzione del numero degli occupati nelle imprese pubbliche (si stima che a fine 2008 gli occupati in imprese statali fossero circa la metà rispetto a dieci anni prima, e che tra il 1996 e il 2002 quasi 32 milioni di lavoratori pubblici siano stati licenziati), con la parallela riduzione dei benefit finanziati e l’aumento dei contributi ricevuti dalle imprese private e dalle famiglie avrebbe significativamente aumentato la capacità di risparmio.

Il risparmio delle famiglie tra aumento delle spese e necessità di risparmio
Le trasformazioni avvenute nel paese hanno avuto riflessi anche su diversi aspetti della vita delle famiglie, con effetti contrastanti sull’evoluzione del loro tasso di risparmio. Il confronto della quota di risparmio delle famiglie (misurato rispetto al Pil) con quello gli altri settori evidenzia un miglioramento più contenuto (+3,3 p.p. nel periodo 1992-2008). In Cina la quota di reddito accantonata dalle famiglie è sempre stata elevata, avendo il concetto di risparmio nel paese un alto valore sociale e culturale. Ispirato dal confucianesimo il risparmio è infatti considerato una virtù insieme all’autodisciplina, alla modestia e alla rinuncia agli eccessi.3 Inoltre, legami familiari molto stretti inducono a risparmiare per il mantenimento degli anziani e delle nuove generazioni. Le misure di pianificazione familiare adottate alla fine degli anni Settanta hanno determinato una riduzione sia della dimensione media della famiglia (da 3,5 individui nel 1988 a 2,9 nel 2007) sia della quota di nuclei con figli minorenni (dal 68% del 1988 al 37% del 2007), nonché un innalzamento dell’età media del capofamiglia, tutti fattori che hanno favorito l’avvio di un robusto trend di crescita del risparmio.

Tali fenomeni si sono prodotti contestualmente al venir meno del sostegno statale per l’istruzione, l’occupazione, le cure mediche, gli alloggi, le pensioni e così via, lasciando alle famiglie l’onere di provvedere con fondi propri. Le spese per sanità e istruzione, che nel 1995 rappresentavano l’11% dei consumi delle famiglie, nel 2009 erano oltre il 18%. Anche
lo squilibrio tra i sessi generato dall’applicazione distorta della politica del figlio unico sembra possa aver contribuito all’innalzamento del risparmio: dopo il realizzarsi negli ultimi trent’anni di una eccessiva prevalenza di nascite di genere maschile le famiglie con figli maschi per renderli maggiormente apprezzati cercano di assicurare loro una
buona formazione; di qui la necessità di disporre di risorse per la frequenza delle migliori scuole e per lo studio oltre confine. Anche la progressiva urbanizzazione ha segnato un innalzamento della quota di risparmio: mentre negli anni passati erano i nuclei contadini a mettere da parte una quota maggiore di reddito oggi questa tendenza si è invertita seguendo i flussi migratori dei giovani lavoratori.

Considerando che circa il 60% dei lavoratori urbani è occupato in imprese private oppure lavoratore autonomo, ambiti in cui le coperture assistenziali e previdenziali sono molto basse, la
spinta ad accumulare risparmio a scopo precauzionale è molto elevata. Sulla “contabilità” delle famiglie urbane pesa inoltre il fenomeno della immigrazione non ufficiale che nelle regioni più industrializzate arriva anche al 30%. I cittadini senza residenza, oltre a dover provvedere alla sussistenza dei familiari rimasti nei luoghi di origine, non hanno copertura assistenziale, (riservata solo ai residenti autorizzati) motivo che contribuisce a limitarne i consumi.

Considerati gli effetti che un elevato livello di risparmio genera sugli equilibri economico-finanziari interni e internazionali le autorità cinesi stanno cercando di adottare diverse misure per spingere le famiglie a una più equilibrata destinazione delle proprie risorse. Nel piano quinquennale (2011-15) è previsto un aumento del salario minimo di almeno il 13% annuo, un provvedimento che dovrebbe aiutare a incrementare i consumi interni. Nei prossimi anni la crescita cinese dovrebbe registrare un rallentamento della dinamica di investimenti ed esportazioni e le spese dei consumatori cinesi potrebbero in parte controbilanciare l’attenuazione della crescita complessiva. Tuttavia, alcuni economisti nutrono perplessità per i rischi insiti in un rapido cambiamento del modello di sviluppo del paese e dello stile di vita dei cittadini, e suggeriscono il miglioramento di un sistema assistenziale e previdenziale che induca le famiglie cinesi a risparmiare meno a fini precauzionali.

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