Alla fine Christine Lagarde, in pole position per succedere a Strauss-Khan, é uscita dal riserbo. Ha convocato in fretta e furia una conferenza stampa al suo dicastero a Parigi, con vista sulla Senna: ha così lanciato ufficialmente la sua candidatura, ottenendo dopo pochi minuti l’endorsement del presidente della commissione Ue, José Manuel Barroso.
E’ un passo importante prima dell’avvio, fra due giorni a Deauville, del summit del G8. Germania, Regno Unito e Italia hanno già promesso sostanzialmente il loro appoggio. Ma gli ostacoli alla corsa non mancano. In primis, i dubbi più o meno velati, almeno per il momento, della Cina e di alcuni big fra i Paesi emergenti, Brasile in testa. Anche se i problemi maggiori potrebbero sopraggiungere in realtà dal fronte interno. La giustizia francese deve decidere se la Lagarde verrà implicata nell’affaire Bernard Tapie, il bislacco miliardario francese.
Per una vecchia storia, relativa all’acquisizione di Adidas da parte di Tapie, la Lagarde decise nel 2007, tra le polemiche, che la richiesta di risarcimenti da parte dell’imprenditore doveva essere oggetto dell’arbitraggio speciale di un tribunale privato. Che aveva accolto poi le richieste di Tapie. Risultato: il contribuente francese ha pagato la bellezza di 385 milioni di euro al discusso monsieur in questione. La sentenza della giustizia francese riguardo a una possibile responsabilità della Lagarde dovrebbe concretizarsi al massimo il prossimo 10 giugno, giorno della scadenza per le candidature al posto di direttore generale dell’Fmi.