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FMI, la priorità è il Nord Africa

La nube sprigionata dall’affaire Strauss Kahn, con la caccia al successore (i paesi “Brics” mostrano contrarietà per l’ipotesi Lagarde), deve essere neutralizzata quanto prima. Perché per l’FMI, ora più che mai, è necessario rimboccarsi le maniche in favore della stringente attualità: che guarda al Nord Africa.

È quanto emerge, implicitamente, da un documento preparato dallo stesso Fondo su richiesta del G8, in occasione della riunione di Deauville. Lo studio, “Mantenere la promessa di una prosperità condivisa”, afferma che per stabilizzare e dare impulso alle economie nordafricane e mediorientali, scosse dalle rivolte degli ultimi mesi, sono necessari tra i 50 e i 75 milioni di posti di lavoro, con nuove risorse per 160 miliardi di dollari. Non è uno scherzo.

Tanto vale il “pacchetto sviluppo” per impiantare in quei Paesi sistemi stabili, aperti a un futuro di crescita: i nuovi scenari aprono grandi opportunità, ma vanno costruite le condizioni. Da rimarcare che il tasso di disoccupazione, negli ultimi 20 anni, si attesta intorno al 10-12% in Egitto, Giordania, Libano, Siria e Tunisia, con punte giovanili tra il 21 e il 30% in Libano e Tunisia.

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