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Fmi bacchetta l’Italia e taglia le stime sul Pil

FIRSTonline

Non faremo la fine della Grecia” assicura Matteo Salvini attaccando “i nemici dell’Europa”, ovvero la Commissione Ue. Ma il sottosegretario Stefano Buffagni del Movimento Cinque Stelle prende atto che “siamo all’uno per cento dalla Grecia e questo non può far piacere”. Intanto il ministro Paolo Savona, l’architetto della manovra, da lui giudicata “corretta ed equilibrata” prevede che “la Commissione Ue possa sbattere contro un iceberg”, ma confida in un nuovo paracadute di Mario Draghi, tutt’altro che scontato visto l’atteggiamento dei partner.

ITALIA, L’FMI SEGNALA IL DETERIORAMENTO DELLA DOMANDA 

Le riflessioni del guru del governo non trovano conferma nelle valutazioni del Fondo Monetario che non tiene in gran conto le previsioni di crescita del governo per gli anni a venire. Le stime previste dal rapporto Fmi si fermano per il Bel Paese a +1,2% +1,2% nel 2018 e +1% nel 2019, la crescita più bassa fra i Paesi dell’area euro, nonostante la revisione al ribasso delle stime per Germania e Francia. Il bollettino segnala semmai un “deterioramento della domanda interna ed esterna e l’incertezza legata all’agenda del nuovo governo”.

L’Italia non è del resto l’unica area a rischio per i mercati all’inizio di ottobre, il mese più delicato. Nella notte è arrivato il taglio alle stime di crescita mondiale da parte del Fondo Monetario Internazionale: il venir meno degli stimoli fiscali negli Stati Uniti, insieme al rallentamento della Cina, si traduce in una correzione della previsione per il 2018 e per il 2019 a +3,7% di crescita, dal +3,9% stimato in aprile.

LO YUAN DEBOLE AIUTA SHANGHAI

Dopo la brusca frenata di lunedì (-4,7%), la borsa cinese ha effettuato un timido recupero: +0,3% l’indice Csi di Shanghai. In calo invece la Borsa di Tokyo -1,2%. A guidare i listini è l’andamento dei cambi.

Cala lo yuan. Il fixing ufficiale di Pechino è stato fissato stamane a quota 6,9 sul dollaro, ad un passo dalla barriera psicologica di 7. Alla faccia delle accuse di svalutazione competitiva lanciate da Donald Trump. Prosegue invece il rafforzamento dello yen, arrivato a 113,11.

IN VOLO LA BORSA BRASILIANA E IL REAL

 Nel mondo delle valute, c’è da registrare il forte apprezzamento del real brasiliano, sui massimi degli ultimi due mesi per effetto dell’esito del primo turno delle elezioni presidenziali: si profila al ballottaggio la vittoria del candidato su cui i mercati avevano puntato, Jair Bolsonaro. La Borsa di San Paolo ha guadagnato oltre il 4%.

NASDAQ GIU’ PER IL TERZO GIORNO DI FILA

Per il terzo giorno di fila perde colpi il Nasdaq -0,67% colpito dall’allarme sulle forniture cinesi alle società tecnologiche Usa. Pesano su Alphabet -1% i problemi di Google dopo che il Wall Street Journal ha rivelato problemi di funzionamento del software che hanno coinvolto mezzo milione di utenti.

 La prospettiva dell’aumento dei tassi ha frenato l’indice S&P 500 – 0,04%. Sale il Dow Jones +0,16%.  

L’URAGANO MICHAEL INCENDIA IL BRENT

Rimbalza stamane il petrolio: Brent +0,6% a 84,4 dollari sotto la pressione dell’uragano Michael che  ha costretto alla chiusura alcuni impianti di produzione nel Golfo del Messico. 

Da segnalare l’annuncio tra Bp e la Libia che coinvolge l’Eni, ieri -2,5%. La società petrolifera inglese si è accordata con la compagnia nazionale per riavviare l’esplorazione in un’area nel Nord del paese dove le trivellazioni si erano fermate nel 2014. Eni rileverà il 42% del progetto e assumerà il ruolo di operatore leader.

Intanto, gli analisti si aspettano un incremento delle scorte di petrolio e distillati degli Stati Uniti. Ma suona l’allarme di Teheran: il mercato globale affronterà presto “una grave carenza” di greggio, dice il ministro dell’energia Bijan Zanganeh. Il 4 novembre saranno operative le sanzioni degli Stati Uniti sull’Iran,

A Piazza Affari ha tenuto Tenaris -0,48%, in pesante calo Saipem -3%. Saras +3,2%.

LO SPREAD ASFALTA PIAZZA AFFARI

Doveva essere una giornata difficile. E lo è stata. Lo spread è schizzato oltre quota 300, Piazza Affari ha conteso alla Cina il titolo di Borsa peggiore del pianeta. L’incognita Italia ha azzoppato pure l’euro, scivolato a 1,147 sul dollaro, e le altre Borse europee, spinte in profondo rosso dalle notizie negativa in arrivo da Wall Street ieri a mezzo servizio. 

Piazza Affari ha così indossato la maglia nera in una giornata negativa per tutti:

  • Milano è scivolata sotto quota 20 mila: – 2,43% a 19.551 punti.
  • Nel pomeriggio si sono tinte di rosso le altre Borse europee: Francoforte, -1,36%: Parigi -1,1%; Madrid -0,59%; Londra -1,12%; Zurigo -0,94%.

SAVONA: CI PENSERA’ DRAGHI 

“I mercati per quel che è successo ed é stato detto in Europa, hanno reagito moderatamente. Anzi ci aspettavamo di più”. Paolo Savona, ministro per gli Affari europei ha risposto così ad una domanda sulla preoccupazione per la reazione dei mercati. “Non siamo preoccupati dai mercati ma dallo scontro politico tra forze conservative e riformista. Noi abbiamo fatto le scelte, vogliamo stare in Europa e nell’euro ma l’Europa deve fare qualcosa”. Ovvero? “Se fosse necessario – ha aggiunto il ministro – interverrà Mario Draghi. Sono fiducioso che la Bce preverrà una nuova grave crisi”.   

S’ALLARGA LA FORBICE BTP/BUND E VERSO LA SPAGNA

Intanto scattava un nuovo allarme rosso sul mercato del debito. Già in mattinata  il tasso sul Btp benchmark decennale è salito al 3,63%, 20 centesimi sopra il 3,43% della chiusura di venerdì, segnando nuovi massimi da febbraio del 2014.

Lo spread Btp/Bund è arrivato a 311, allargando di oltre 25 punti dall’ultima chiusura, in vista dei massimi da 5 anni segnati a fine maggio (326), nei giorni più caotici che accompagnarono la nascita del governo M5s-Lega.

Altro segnale negativo: la curva dei tassi di interesse si è schiacciata sulla parte lunga, il differenziale tra il decennale ed il trentennale scende a 34 punti base: minimo degli ultimi sei anni.

Mai così alto lo spread tra il Bono spagnolo ed il BTP, 199 punti base (+15 punti base).

IN ARRIVO LE ASTE. DEBUTTA IL NUOVO BTP 3

In questa cornice il mercato si accinge ad affrontare da domani una nuova tornata di aste. Saranno offerti 6 miliardi di Bot a 12 mesi, a fronte di un importo in scadenza di pari entità.

Giovedì il Tesoro  metterà a disposizione tra 5 e 6,5 miliardi di titoli a medio lungo termine. Debutterà per un importo tra 3 e 3,5 miliardi il nuovo Btp 3 anni ottobre 2021 (cedola di 2,3% contro 0,05% dell’attuale benchmark aprile 2021).

Saranno inoltre messi a disposizione tra 1 e 1,5 miliardi del Btp 7 anni novembre 2025, cedola 2,50%. Completano l’offerta sul tratto extralungo la riapertura del Btp 15 anni settembre 2033, cedola 2,45% e quella del Btp 30 anni off-the-run febbraio 2037, cedola 4%, con vita residua 19 anni, per un importo complessivo compreso tra 1 e 1,5 miliardi.

“I mercati per quel che è successo ed é stato detto in Europa, hanno reagito moderatamente. Anzi ci aspettavamo di più”. Paolo Savona, ministro per gli Affari europei ha risposto così ad una domanda sulla preoccupazione per la reazione dei mercati. “Non siamo preoccupati dai mercati ma dallo scontro politico tra forze conservative e riformista. Noi abbiamo fatto le scelte, vogliamo stare in Europa e nell’euro ma l’Europa deve fare qualcosa”. Ovvero? “Se fosse necessario – ha aggiunto il ministro – interverrà Mario Draghi. Sono fiducioso che la Bce preverrà una nuova grave crisi”.   

BANCO BPM GUIDA IL CALO DELLE BANCHE

Le banche sono state le società più colpite dal ribasso. L’indice di settore è sceso ai minimi da fine 2016 con un calo del 3,5% ( -1,4% lo Stoxx europeo di settore). All’origine della crisi c’è l’impennata dello spread: secondo gli analisti del Crédit Suisse. uno spread Btp/bund sopra i 400 punti non sarebbe sostenibile per le banche che sarebbero costrette a quel punto ad effettuare aumenti di capitale per rispristinare i coefficienti patrimoniali.

Tra i titoli più bersagliati Banco Bpm -6,47%. L’istituto è pronto a valutare la cessione della quota detenuta in Agos Ducato nell’ambito di una riorganizzazione delle attività di credito al consumo.  

Pesanti Mediobanca -4,67% e i due big: Intesa – 3,26%, Unicredit – 3,56%.

Da segnalare il nuovo tonfo di Banca Carige -8,47% e Banca Ifis -12%.

Nel gestito perde colpi FinecoBank -4,79%. Pesante Poste italiane -3,7% che pure  non dovrebbe essere coinvolta nel salvataggio dell’Alitalia.

Banca Mediolanum -3,3%: in settembre la raccolta netta ha registrato una frenata. Azimut -3,2%.

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FIAT CHRYSLER ANNUNCIA UNA JEEP IBRIDA

Tra gli industriali:

  • Perde colpi Fiat Chrysler -2,3%: nel 2020 il gruppo lancerà sul mercato la Jeep Renegade Phev, veicolo ibrido elettrico plug-in che sarà prodotto a Melfi. Brembo -3,75%.
  • Prysmian -2,3%. Dopo il taglio del target price da parte di Hsbc.
  • Leonardo-1,7%. La quota di controllo della società, detenuta dal Tesoro, potrebbe essere trasferita alla Cassa deposito e prestiti. Non è esclusa un’aggregazione con Fincantieri per creare sul modello Cdp Reti un polo della difesa e della cantieristica, nell’ambito di un progetto che porterebbe sotto il cappello della Cassa anche Enav.

Debole Tim-1,9%. Il ministero dell’Economia vuole rivedere i meccanismi di pagamento delle concessioni all’uso delle frequenze per la telefonia 5G, in modo da accelerare l’incasso, oggi diluito su più anni.

Enel-1%, Credit Suisse ha ridotto il target price a 6 euro, da 6,40 euro.

SI SALVANO SOLO LUXOTTICA E RECORDATI

Pochi i titoli sfuggiti al calo generale: 

  • Luxottica -0,74% su cui Kepler Cheuvreux ha confermato il rating buy.  
  • Recordati +0,54%- Il veicolo Rossini Sarl, utilizzato dall’operatore di private equity Cvc per finanziare l’acquisizione di Recordati, ha avviato un roadshow, che terminerà giovedì, per il lancio di un bond in due tranche da 1,28 miliardi di euro. 
  • Continua il rimbalzo di Astaldi chiude in rialzo del 12,82% dopo essere stata in asta per gran parte della seduta in attesa di novità sulla ristrutturazione.
  • In evidenza anche Molmed +7,2% e Go Internet +6,45%.
  • Nuovo minimo storico invece per Ovs -6%. Il titolo ha perso il 67% negli ultimi 12 mesi.  La capitalizzazione di borsa si è ridotta intorno ai 500 milioni di euro.
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