Il Fondo monetario internazionale ha nuovamente ritoccato al rialzo le previsioni sulla crescita economica dell’Italia: un decimale di punto in più rispetto ai dati di luglio sia sul 2015 (a +0,8%) sia sul prossimo anno (+1,3%). I dati sono contenuti nel World Economic Outlook, presentato in occasione delle assemblee autunnali con la Banca Mondiale. Il governo italiano prevede rispettivamente +0,9 e +1,6%.
L’Fmi vede anche lievi miglioramenti sul tasso di disoccupazione, al 12,2% nel 2015 e all’11,9% nel 2016, dal 12,7% del 2014. Nell’area euro è atteso l’11% quest’anno e il 10,5% nel 2016.
Sul fronte dei conti pubblici, secondo il Fondo quest’anno il deficit di bilancio italiano calerà al 2,7% del Pil, dal 3% del 2014, e il prossimo anno segnerà una ulteriore riduzione al 2 percento. Per il 2020 il Fmi si attende un sostanziale pareggio con un disavanzo ridotto allo 0,2% del Pil.
Il debito pubblico intanto segnerà un picco al 133,1% del Pil quest’anno, per poi limarsi al 132,3% nel 2016, secondo le cifre inserite nel World Economici Outlook. In prospettiva 2020 l’istituzione si attende una riduzione al 123% del Pil.
Il Fondo monetario ha anche tagliato di due decimi le stime sul Pil mondiale sia per il 2015 (a +3,1%) sia per il 2016 (a +3,6%). “Ci attendiamo che nel breve termine la crescita globale resti moderata e diseguale, con rischi di rallentamento più accentuati di quanto apparisse nel luglio scorso”, ha detto il capo economista Maurice Obstfeld. “Il Sacro Graal di una crescita globale solida e sincronizzata resta sfuggente”.
Secondo il Fmi in questa fase vi sono almeno tre grandi forze che si stanno facendo sentire sull’attività economica mondiale. La prima è la trasformazione economica della Cina da un modello sbilanciato su esportazioni e investimenti a un sistema che poggia maggiormente su consumi interni e servizi e che implica un rallentamento del Dragone (il Fmi ha confermato le previsioni di crescita cinese al 6,8% quest’anno e al 6,3% il prossimo, dal più 7,3% del 2014).
Secondo fattore, correlato alla frenata cinese e degli emergenti, è il forte calo del prezzo delle materie prime, che negli ultimi mesi ha segnato una accelerazione. Il terzo è la prospettiva di normalizzazione dei tassi e delle politica monetaria della Fed negli Stati Uniti.
Il Fmi ha ritoccato al rialzo la previsione di crescita della prima economia globale sul 2015 di 0,1 punti, al +2,6%, ma ha anche tagliato di 0,2 punti quella sul 2016, al +2,8 per cento.