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Flat tax, tutte le capriole dei Cinque Stelle

Imagoeconomica

Abbasso la flat tax, lunga vita alla flat tax. Che si tratti di un ripensamento sincero o di una sterzata di convenienza, la posizione del Movimento 5 Stelle sul provvedimento di punta del programma leghista si è rovesciata. Al termine dell’incontro di venerdì con Matteo Salvini, il leader grillino Luigi Di Maio ha parlato di “ampie convergenze sul programma di governo”, a proposito, fra l’altro, “della flat tax”.

Peccato che, meno di tre mesi fa, sul Blog delle Stelle sia comparso un post con un titolo di segno opposto: “Le cinque bufale della Flop Tax”. Peraltro, l’articolo faceva riferimento alla versione della tassa piatta proposta da Forza Italia, con aliquota unica al 23%. La variante formulata dalla Lega è ancora più estrema, dal momento che prevede di abbassare la soglia fino al 15%.

Per cui, oggi i grillini sono pronti al compromesso sulla flat tax più violenta, mentre lo scorso 7 febbraio sostenevano che applicare quella in salsa forzista “sarebbe pura follia”. Per diverse ragioni.

Primo, il Movimento 5 Stelle faceva notare – a ragione – che si tratterebbe di un provvedimento incostituzionale, dal momento che non rispetta il principio della progressività delle imposte stabilito dall’articolo 53 della Carta.

Secondo, la flat tax “scassa i conti dello Stato”, perché “costa almeno 60 miliardi l’anno” ma non garantisce un gettito certo dal recupero dell’evasione e “le coperture citate da Berlusconi sono a dir poco campate in aria”.

Ancora: i grillini sottolineavano che “in alcune versioni, la proposta di Forza Italia” prevede di compensare la spesa per la flat tax “con la revisione delle pensioni di reversibilità o del contributo alla sanità”, ossia a discapito del welfare.

Infine, il post sul Blog delle Stelle faceva notare che Berlusconi – nelle sue tre esperienze come capo del governo – non ha mai messo in pratica niente di simile a questa forma di tassazione, pur avendola promessa fin dal 1994, ai tempi della presunta e sedicente “rivoluzione liberale”.

L’articolo si chiudeva con una battuta: “Ovvio, l’ex Cav ha tanti difetti, ma non è mica scemo”. Non lo è nemmeno Di Maio, perciò viene da chiedersi come mai abbia cambiato idea in così poco tempo su un argomento così importante.

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