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Flat Tax, primo bisticcio in casa Lega: 2019 o 2020?

Il sottosegretario in pectore Alberto Bagnai: “Subito le imprese, poi le famiglie”. Ma il Pd insorge (“Per le aziende già ridotte da noi l’Ires e l’Iri al 24%”) . E il consigliere di Salvini, Siri rettifica: per tutti nel 2019. Resta il nodo-copertura. Martedì al Senato il voto di fiducia al governo Conte

Flat Tax, primo bisticcio in casa Lega: 2019 o 2020?

Il governo non ha ancora ottenuto la fiducia – il Senato la voterà domani pomeriggio alle 19,30 – e la squadra dei ministri e sottosegretari non è ancora completata ma già  scoppia il primo “caso”. Il non ancora sottosegretario Alberto Bagnai (in pectore per diventarlo, secondo i rumours, in carico alla Lega) lunedì mattina se n’è uscito – nel corso della trasmissione della Rete 3 Rai Agorà – con questa affermazione: “Mi sembra ci sia l’accordo sul far partire la flat tax dall’anno prossimo per le imprese. A partire dal secondo anno si prevede di applicarla alle famiglie”, ha detto Bagnai. Quindi Flat Tax a doppia aliquota nel 2019 per le imprese e nel 2020 per le famiglie.

Nel contratto di governo, formalizzato il 18 maggio, Lega e M5s si sono impegnate ad introdurre un’imposta con due aliquote fisse al 15% e al 20% “per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie”. Per le famiglie è inoltre prevista una deduzione fissa di 3.000 euro sulla base del reddito familiare. Questa formulazione ha sostituito l’ipotesi iniziale che puntava su un’unica aliquota al 15% per le imprese.

E’ bastata questa dichiarazione dal sen fuggita che l’opposizione, con il Pd, è corsa alla carica: “Già si rinvia? E poi per le imprese c’è già”. E l’altro economista della Lega, Armando Siri, è rapidemnte corso ai ripari, correggendo il tiro: “Non è vero che dal prossimo anno la Flat Tax entrerà in vigore solo per le imprese, ci sarà anche per le famiglie. Poi tutto sarà a regime per il 2020″.

Il Pd non si è fatta sfuggire l’occasione per ricordare che la flat tax “per le imprese esiste già da decenni (prima si chiamava Irpeg, poi Ires) e l’ha recentemente ridotta il governo di Matteo Renzi dal 27,5% al 24%”, scrive il deputato ed economista Luigi Marattin su Twitter. E il reggente Maurizio Martina rincara la dose:

Il costo complessivo dell’operazione è stato quantificato in 50 miliardi da Armando Siri, consigliere economico del leader leghista Matteo Salvini. Il che fa dire a Forza Italia, ormai ex-alleato della Lega: “Attraverso quali fondi verrebbe realizzato questo nuovo taglio? Non  è un bell’inizio e una ulteriore buona ragione per non votare la fiducia”.

Senza contare che poco prima di essere nominato ministro dell’Economia, Giovanni Tria – in un articolo pubblicato da FIRST online in esclusiva – consigliava prudenza proponendo un livello di aliquote “che consenta in via transitoria di minimizzare la perdita di gettito”. Il professore di Tor Vergata suggeriva anche di finanziare in parte la Flat tax facendo scattare dal prossimo gennaio gli aumenti di Iva e accise.

“È assolutamente fuori discussione”, replica adesso Bagnai, indicato da alcune fonti come potenziale sottosegretario al Tesoro. Ma allora bisognerà trovare, come previsto nel contratto di governo Lega-M5S,  12,5 miliardi nel 2019 e poco più di 19 nel 2020.

Forse il premier Giuseppe Conte, che martedì a fine mattinata si presenterà in Senato e poi alla Camera per illustrare il programma potrà chiarire il rebus. Il voto di fiducia è previsto entro le 20:30 al Senato, mentre alla Camera si voterà mercoledì pomeriggio.

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