“Flat-tax, smantellamento della legge Fornero, pace fiscale e chiusura delle liti con Equitalia, meno burocrazia per aziende e partite Iva, eliminazione delle accise più vecchie sulla benzina, interventi a favore dei Comuni, grande piano nazionale di manutenzione ordinaria e straordinaria”. Queste le misure di cui si è parlato martedì nel corso di un vertice della Lega sulla manovra: lo fa sapere il vicepremier e leader del Carroccio, Matteo Salvini, precisando che nella riunione si è “discusso di numeri, conti e tempi per realizzare le proposte nell’arco della legislatura”. Il ministro dell’Interno lascia intendere quindi che non tutti gli interventi troveranno spazio nella legge di Bilancio 2019. Proprio per discutere di questi punti, stamane si è svolto a Palazzo Chigi un summit di Governo.
TRA CAMPAGNA ELETTORALE E LIMITI CONTABILI
Il problema è conciliare due esigenze divergenti: una politica, l’altra contabile. In vista delle europee 2019, leghisti e pentastellati devono dare agli elettori l’impressione di aver mantenuto le promesse con cui sono arrivati al Governo, ma al tempo sanno di non poter approvare flat tax e reddito di cittadinanza nelle versioni originarie, i cui costi (rispettivamente 48 e 17 miliardi) spingerebbero il deficit-Pil ben oltre la soglia del 3%.
Morale: le misure-bandiera dei due partiti di governo devono trovare posto nella manovra, ma in una versione più leggera di quella sbandierata lo scorso inverno in campagna elettorale.
REDDITO DI CITTADINANZA SOLO PER LA “POVERTÀ ASSOLUTA”?
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, il capo politico grillino Luigi Di Maio ha assicurato che “arriverà nel 2019”. Martedì lo stesso Salvini ha confermato che la misura “sarà nella manovra”, salvo poi precisare di non voler sconfinare “nel campo altrui”, perché si tratta di “una battaglia degli amici del M5S, che ci stanno lavorando”.
Al momento non è chiaro in che modo il reddito di cittadinanza possa vedere la luce l’anno prossimo, anche perché – nella versione fin qui proposta – richiederebbe una riforma tutt’altro che semplice dei centri per l’impiego (gestiti dalle Regioni).
Nel passaggio dalle promesse alla realtà, in ogni caso, il costo dovrebbe scendere drasticamente. La proposta iniziale prevedeva di concedere 780 euro al mese ai 2,8 milioni di famiglie italiane che vivono sotto la soglia di povertà relativa. Nei giorni scorsi, invece, Di Maio ha parlato in un’intervista di “5 milioni di persone”, cioè singoli individui. Quelli che, secondo l’Istat, vivono in povertà assoluta. Un intervento del genere sarebbe assai meno impegnativo (basterebbe potenziare il Reddito d’inclusione varato dal governo Gentiloni) e potrebbe costare appena tre miliardi.
FLAT TAX SOLO PER LE PARTITE IVA
Il quadro è più nitido sul versante flat tax. L’aliquota unica al 15% non varrà per tutti – come prevedeva il piano originario – ma solo per alcune partite Iva. L’obiettivo è allargare la platea dell’attuale regime forfettario per chi svolge attività di impresa, artistica o professionale, cui già si applica un prelievo unico al 15% sostitutivo dell’Irpef, delle addizionali e dell’Irap.
Al momento, la soglia massima di ricavi per avere diritto al regime agevolato varia da 25mila a 50mila euro l’anno a seconda dell’attività svolta (per i professionisti è a 30mila euro). L’idea è di alzare l’asticella per tutti a 100mila euro l’anno, estendendo l’applicabilità del regime forfettario anche alle società di persone e di capitali (al momento l’accesso è riservato alle persone fisiche).
Un’ipotesi più recente prevede di modificare ulteriormente il regime agevolato, declinandolo su tre aliquote: il 5% per le startup, il 15% per chi ha ricavi fino a 65mila euro l’anno e il 20% per chi fattura fra 65mila e 100mila euro l’anno. Il costo totale dovrebbe aggirarsi fra tre e quattro miliardi.
“Non posso pretendere che l’anno prossimo tutti paghino il 15% – ha ammesso Salvini – ma nella manovra ci sarà un primo passo, tanti artigiani e tanti professionisti pagheranno meno tasse”.
VERTICE DI GOVERNO A PALAZZO CHIGI
“Abbiamo continuato a lavorare alla manovra economica e ci aggiorneremo anche domani – ha spiegato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al termine del vertice di governo di questa mattina – Stiamo approfondendo tutti i dettagli per varare un piano finanziario che tenga i conti in ordine e che consenta al Paese di perseguire un pieno rilancio sul piano economico-sociale: la nostra sarà una manovra nel segno della crescita nella stabilità”.
Di Maio ha confermato che “la prossima manovra manterrà i conti in ordine ma sarà coraggiosa: rassicurerà i mercati, ma anche le famiglie che hanno bisogno, i cui figli non trovano lavoro”. Il vicepremier grillino ha anche assicurato che nel Governo “non c’è contrapposizione con il ministro Tria: c’è lavoro di squadra”. Ai cronisti che gli chiedono se la manovra rispetterà il tetto del 2%, Di Maio ha risposto: “Faremo una manovra che ridarà il sorriso agli italiani e che manterrà i conti in ordine”.
Parole rassicuranti anche da Salvini: “Vogliamo rispettare gli impegni presi con gli italiani restando nei vincoli imposti dagli altri. Se per mettere in sicurezza l’Italia dovessimo spendere un miliardo in più, lo spenderemmo. Cercheremo di fare tutto, rispettando quello che ci è chiesto da altri, sebbene non sia rispettato da altri paesi”.