E’ probabile un declassamento dell’Italia ad “A-” entro fine mese da parte di Fitch. Lo ha detto il senior director della sede italiana dell’agenzia di rating, Alessandro Settepani, ascoltato oggi in commissione Finanze alla Camera.
Proprio ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, ha sottolineato che “dobbiamo imparare a vivere senza le agenzie di rating e a fare a meno dei loro giudizi”. Ma Settepani non sembra preoccuparsi più di tanto di possibili provvedimenti: “C’è un confronto aperto e serrato – ha aggiunto -, sicuramente non siamo preoccupati, dobbiamo spiegare bene quello che facciamo alle autorità. Preoccupazioni non ce ne sono”.
E poi puntigliosamente ha sottolineato che ”non ci sono fondi d’investimento nel capitale di Fitch. Inoltre l’azionista predominante è europeo: Fitch tra le agenzie di rating è quella più europea”. Insomma, “le decisioni di rating sono prese in base ai fondamentali, la metodologia è pubblica e non ci interessa il fatto che le decisioni di rating abbiano un impatto sui fondi di investimento. C’è una totale indipendenza, il comitato di rating è completamente indipendente”.
Poi, tornando all’Italia, “l’azione del governo Monti e’ stata utile, seria e credibile. Ma finché i tassi sono alti c’è il problema dei costi del rifinanziamento. E questo è un fattore chiave”. Ed ecco spuntare l’ipotesi declassamento: “L’Italia ha una A+ con rating watch negative. Vuol dire che ci sono buone possibilità che ci sia un downgrade entro fine gennaio”. Perché “l’Italia sta compiendo passi avanti ma ne sono necessari altri. Il tasso di crescita è fondamentale”. E il voto potrebbe scendere a “A-”, ha precisato poi Settepani
Del resto “se la situazione sul mercato rimane questa, i nostri rating non possono che andare giù. Per l’Italia riteniamo che, a parte l’elevato livello del debito che penalizza il Paese, per certi versi i conti siano sotto controllo. Il giudizio anche sulla manovra è stato molto positivo. Riteniamo sicuramente che il Paese abbia iniziato un cammino di credibilità. Il problema – ribadisce Settepani – è il costo al quale la Repubblica italiana deve andarsi a rifinanziare sul mercato. Se proiettiamo questo costo sui prossimi 5 anni vedrete un impatto significativo su bilancio, e quindi ci aspettiamo che con questi tassi il bilancio possa peggiorare, tenendo anche conto della crescita non brillante. Pur con il giudizio positivo sulla manovra vediamo che il mercato continua a chiedere tassi che se proiettati sul futuro rendono la situazione difficile”. In prospettiva, “quali saranno le decisioni per la crescita che prenderà il governo e quale impatto potranno avere sull’economia” sono elementi che saranno “tenuti in considerazione dagli analisti per la fissazione del rating italiano”.