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FISCO – Scontrini fiscali e carte di credito per combattere il sommerso

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Il grande economista nonché Presidente della Repubblica Luigi Enaudi aveva dichiarato “qualunque imbecille sarebbe in grado di alzare le tasse, piuttosto che tagliare la spesa pubblica”. È dimostrato anche con le recenti misure fiscali che all’aumentare delle aliquote, gli incassi per lo stato scendono, così come aveva dichiarato anni fa l’economista americano Arthur Laffer.

Il sistema attualmente applicato per scoraggiare “il nero” e aumentare il gettito fiscale non ottiene lo scopo voluto. Anzi i consumi decrescono, la disoccupazione è alle stelle –  i disoccupati crescono, chiusura di migliaia di negozi e di piccole e medie imprese – senza aumentare le entrate dello Stato.Tutti devono pagare le tasse: serve un incentivo per farle pagare anche a tutti i tipi di fornitori: negozianti, costruttori, parrucchieri, medici ecc..

Con il sistema in vigore, come è ampiamente dimostrato, non porta alcun beneficio ma solo danni. Ricordiamoci per esempio della politica economica adottata dal Governo Monti che ha distrutto il settore della nautica: i proprietari di barche vendono oppure portano all’estero le proprie imbarcazioni; ha affossato il settore dell’auto grazie all’aumento del costo del carburante e alle maggiori tasse su vetture di lusso. Basti pensare, a titolo di esempio, che nel 2012 sono state importate, dalla fabbrica Porsche in Germania, circa 3000 auto, mentre oltre 10.000 auto usate sono state esportate all’estero, perché i proprietari non vogliono farsi vedere su vetture di lusso, anche se coerenti con la propria dichiarazione dei redditi: non vogliono essere continuamente fermati per controlli. Non dimentichiamo poi il settore costruzioni, completamente morto grazie all’IMU e ai provvedimenti verso proprietari di case di livello elevato.

L’errore è perseguitare la ricchezza e non l’evasione. Per incrementare i consumi, limitare o meglio annullare il sommerso, diminuire la disoccupazione e quindi aumentare il gettito fiscale globale, si dovrebbe aumentare tutto ciò che è fatturabile e/o documentabile tramite scontrino fiscale/fattura e pagamento certo. In questo modo il cittadino diverrebbe un reale “esattore”, ma con un proprio tornaconto. Avendone tutti un beneficio, questo non sarebbe visto in modo negativo, anzi.

Si tratta di poter far dedurre integralmente, alle persone fisiche, i costi di qualsivoglia natura: auto, prime e seconde case, elettronica di consumo, spese telefoniche, di elettricità, bar, ristoranti, medici, parrucchiere, ecc., tutto ciò che un cittadino necessita di acquistare; le imposte, diciamo il 50%, andrebbe pagato solo sul rimanente utile calcolato tra incasso lordo della persona detratte tutte le spese certificate. Le spese deducibili potranno essere solo quelle effettuate con pagamenti certi, quali POS, carta di credito, bonifico, assegno non trasferibile. L’utilizzo delle carte di credito faciliterebbe il calcolo delle deduzioni, in quanto le stesse, con estratto conto annuale, potrebbero chiaramente identificare le spese assoggettate in un anno o più anni.

Per alcune spese, quali l’acquisto di una casa, un’imbarcazione e/o altri beni durevoli, sarebbe opportuno fissare un periodo di ammortamento tipico per lo stesso: per una prima casa 10 anni, una seconda casa 15 anni, un auto 3 o 5 anni, a differenza se sotto o sopra i 100Kw di potenza, per la nautica 5 anni se a vela, 10 se a motore, 2 anni per materiale informatico, e così via. Tenendo  presente che “giocando” sugli anni di deducibilità di una determinata categoria, si potrà accelerare le vendite della stessa. Il sistema di ammortamento di alcune spese potrebbe essere differente  a seconda delle varie località/regioni. Infatti i palazzi d’epoca costituiscono sicuramente un bene immenso e sono motivo di vanto in campo internazionale; perché allora non cercare di effettuare adeguata e costante manutenzione evitando così che si deteriorino irreparabilmente con il passare degli anni, incentivando i proprietari ad investire in interventi di restauro, abbreviando i tempi di ammortamento del costo del restauro. Questi tipi di intervento potrebbero essere ammortizzati in un periodo di tempo più breve e con agevolazioni sul finanziamento da parte di istituti di credito che potrebbero essere a loro volta garantiti con una quota di imposte che il proprietario andrà a pagare negli anni a seguire.

Inoltre è inevitabile dover affrontare il tema dello squilibrio nel caso di acquisto da parte di privati di immobili abitativi o altro con diversi gravami fiscali in relazione alla natura o alle scelte del venditore.Tale sistema andrebbe introdotto con il 1 gennaio per rendere il tutto più semplice, limitando eventuali errori.L’effetto che sicuramente si otterrebbe con una tale rivoluzione fiscale è: l’aumento dei consumi; l’aumento dell’occupazione, l’aumento dell’IVA (che tra l’altro è mensile e non annuale come IRES e IRPEF per la parte relativa alle ritenute effettuate sui redditi da lavoro dipendente e autonomo), l’aumento dell’IRES il tutto grazie alla scomparsa del sommerso e della moneta contante, possibili minori entrate di IRPEF.

Analogamente, quanto proposto per le persone fisiche potrebbe essere adottato per le imprese sia in forma societaria che individuale, in particolare per quanto riguarda le procedure di ammortamento più accellerate rispetto a quelle in vigore con estensione anche a quelle situazioni in cui l’ammortamento a fini fiscali è vietato (come nel caso degli immobili ad uso abitativo locati da società immobiliari) o irrisori come nel caso, purtroppo attuale, degli ammortamenti auto o telefoniAttualmente l’azienda non può dedurre integralmente pranzi, cene, auto, noleggi, ecc. Questo fatto fa si che l’azienda non paghi il solo 27,5% di IRES, ma molto di più, in quanto la base imponibile è molto più alta per il bilancio fiscale rispetto al bilancio civilistico. Non ha senso limitare la deducibilità di un’auto al 20% come accade ora, come non è corretto non rendere deducibili tutte le spese di vitto e alloggio, o l’ammortamento di prodotti informatici in 5 anni, quando divengono obsoleti in meno di 3.

 Inoltre, quanto riportato risulta ancor più grave per le piccole – medie imprese che, come annunciato anche dal Presidente Squinzi, sono quelle che in realtà pagano imposte pari a circa il 60-70% del loro guadagno reale. E’ opportuno eventualmente, e più equo, aumentare la percentuale delle imposte da pagare, ma sull’utile reale di bilancio e non su quello fiscale, che in Italia sovente si discosta di molto da quello reale. Si sta ora parlando della riduzione delle tasse. Ma che senso ha diminuire la percentuale di una tassa se poi in realtà si allarga sempre di più la base imponibile? Questo non incentiva affatto gli investimenti, anzi li scoraggia del tutto.

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