Ora è ufficiale: la Svizzera dice addio al segreto bancario. Il ministro italiano dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il capo del Dipartimento federale delle finanze della Confederazione, Eveline Widmer-Schlumpf, hanno firmato questo pomeriggio a Milano il Protocollo di modifica della convenzione sulla doppia imposizione tra Italia e Svizzera.
Le novità principali sono due: primo, Roma e Berna potranno scambiarsi informazioni in campo bancario e fiscale su tutti i contribuenti in modo molto più semplice rispetto al passato, senza più bisogno di rogatorie internazionali per sospetti reati (dal 2017 lo scambio d’informazioni sarà automatico, mentre fino ad allora dovrà avvenire su richiesta delle autorità); secondo, la Svizzera esce dalla black list del Tesoro italiano.
“È un accordo molto importante in sé, perché elimina tutte le barriere all’informazione fra i due Paesi: è la fine del segreto bancario”, ha detto Padoan nei giorni scorsi.
Le trattative sono durate circa tre anni e la firma definitiva arriva appena in tempo per consentire all’Italia di rendere ancor più vantaggiosa per la Svizzera la “voluntary disclosure”. La nuova legge stabilisce infatti che il 2 marzo è l’ultimo giorno utile per firmare intese fiscali che consentano ai Paesi inseriti oggi nella “black list” di passare nella “white list” e di beneficiare così di un trattamento più favorevole in materia di emersione dei capitali. In sostanza, da oggi chi ammeterà spontaneamente di aver esportato in modo illegale denaro in Svizzera si avvarrà di condizioni migliori in termini di anni da sanare e pagherà una sanzione dimezzata (all’1,5% invece del 3%).
La promozione dalla lista nera a quella bianca conviene anche alla Svizzera, perché consentirà alle sue imprese di operare con più facilità in Italia. Il nostro Paese, invece, ritiene di poter recuperare un vero e proprio tesoretto attraverso la lotta all’evasione e la “voluntary disclosure”. Roma stima infatti che nelle banche svizzere i depositi intestati a cittadini italiani siano circa 10mila, per un ammontare complessivo di 130-150 miliardi, circa il 70% della cifra parcheggiata nei paradisi fiscali. Non c’è però alcun accordo su questi numeri: secondo Berna, la cifra è inferiore ai 100 miliardi, mentre i calcoli di Kpmg parlano addirittura di 220 miliardi di euro riconducibili a contribuenti italiani (stessa somma proveniente dalla Germania).
Per quanto riguarda la “voluntary disclosure” in generale, la norma stabilisce che l’evasore dovrà pagare tutte le tasse non versate ma avrà sconti su sanzioni e interessi, non incorrerà nelle pene previste per i reati fiscali compiuti e soprattutto non verrà perseguito per il nuovo reato di autoriciclaggio, che è stato introdotto nel provvedimento proprio con l’obiettivo di dare una spinta all’emersione.
Il pagamento da parte dell’autore delle violazioni dovrà avvenire “in un’unica soluzione” o in “tre rate mensili” e la procedura potrà essere attivata entro il 30 settembre 2015 su violazioni commesse fino al 30 settembre scorso. Chi vorrà, al termine delle varie operazioni, potrà mantenere i fondi in Svizzera, ma dovrà continuare a pagare le tasse in Italia.