Finint, la holding di Conegliano fondata da Enrico Marchi e Andrea De Vito, soffre su Mps e si premunisce per la rottura del patto con Generali in Agorà. Dal bilancio 2012, chiuso con un utile netto di 1,6 milioni di euro, si vede come le svalutazioni superano i 10 milioni e riguardano per 6 milioni la quota nella banca senese e per 2,8 milioni quella in Enel.
Status quo contabile invece per le partecipazioni strategiche in Save, l’azienda che gestisce l’aeroporto Marco Polo di Venezia e in Ferak, la finanziaria azionista in Generali, che a loro volta sono nel capitale Finint con il 10%. Tuttavia, quest’ultima situazione potrebbe cambiare a seguito della dichiarazione di Mario Greco, attuale Group Ceo della compagnia triestina, di iniziare un processo di razionalizzazione che prevede l’intenzione di disdire il patto in Agorà, società cui fa capo il controllo di Marco Polo-Save. Per far fronte a questa possibilità, la stessa Finint ha contabilizzato nel proprio bilancio 9,9 milioni di euro “quali impegno per l’acquisto delle quote di terzi”.
Tra i dati di spicco del 2012 per la finanziaria veneta, vi è la brusca discesa degli investimenti in obbligazioni dagli 87,5 milioni di fine 2011 a 20,4 milioni. Il valore di mercato del portafoglio, composto interamente da asset-backed securities emessi nell’ambito di cartolarizzazioni, è pari a 14,9 milioni. Il portafoglio di azioni quotate è sceso invece a un valore di 75,6 milioni da 86,4milioni, principalmente a causa di svalutazioni. Il dato più dolente riguarda Mps, seguita da Enel e Gabetti (quest’ultima ha fatto registrare una svalutazione per 196mila euro dopo gli oltre 8 milioni del 2011).
Il gruppo ha anche piccoli investimenti nella Zucchi, in Eon, Omv e in Unicredit, di cui detiene 56mila titoli dopo avere sottoscritto nel gennaio 2012 l’aumento di capitale della banca. Da rilevare, inoltre, che “per un valore di bilancio di 60 milioni i titoli azionari sono stati costituiti in pegno a favore di alcune linee di finanziamento erogate da istituti di credito”.