Mercoledì 2 luglio a Piazza Affari debutta Fineco, che nei prossimi anni intende distribuire un dividendo generoso e crescere in Italia per linee interne. Lo ha annunciato l’amministratore delegato e fondatore della società, Alessandro Foti, intervenuto questa mattina alla Borsa di Milano per presentare l’Ipo della Banca diretta multicanale del gruppo Unicredit. Il road show, iniziato ieri a Francoforte, proseguirà con una tre giorni a Londra, farà tappa la settimana prossima negli Stati Uniti (a New York e forse a Boston) e si chiuderà in Francia, probabilmente a Parigi. L’offerta pubblica e il collocamento istituzionale sono partiti ieri e termineranno il 26 giugno.
La società non ha ancora adottato una politica dei dividendi per i prossimi anni, ma Foti ritiene che sia “in grado di continuare ad avere una politica nella parte alta, generosa del mercato”, pur rispettando i ratio patrimoniali chiesti dalle autorità di sorveglianza. Fineco vede opportunità di crescita per il futuro soprattutto nei servizi per l’investimento, ma esclude ogni possibile acquisizione all’estero: “Riteniamo più saggio che il focus manageriale dell’azienda resti sull’Italia”, ha spiegato Foti.
Insieme a quella di Fincantieri, l’Ipo di Fineco è la più importante dell’estate milanese e non prevede aumenti di capitale, ma la sola vendita di azioni. Dopo i via libera arrivati la settimana scorsa da parte di Borsa Italiana e Consob, Unicredit, al momento socio unico della Banca, porterà sul mercato fino al 34,5% della società. Al termine del periodo di offerta, il prezzo delle azioni sarà definito in un intervallo fra 3,5 e 4,4 euro per azione, che corrisponde a una valutazione della società compresa tra 2,1 e 2,66 miliardi. I titoli dovrebbero essere messi in pagamento il 2 luglio, stessa data prevista per l’avvio degli scambi.
Nel dettaglio, saranno offerte fino a 181,3 milioni di azioni (in lotti di mille e 10mila pezzi), pari al 30% del capitale; un’opzione greenshoe su un altro 4,5% è stata accordata alle banche coordinatrici (Ubs, UniCredit corporate & investment banking e Mediobanca), che potranno esercitarla, anche solo parzialmente, entro i 30 giorni successivi alla quotazione. Il 10% delle azioni messe sul mercato, inoltre, sarà riservato al retail, mentre il 90% andrà agli investitori istituzionali. A dipendenti e promotori, infine, sarà riservata una fetta compresa fra 3,4 e 4,2 milioni di azioni.
“Con la quotazione, Fineco segna un momento particolarmente importante nel suo percorso di crescita – aveva sottolineato Foti la settimana scorsa –. L’operazione consentirà di valorizzare pienamente il potenziale della società grazie ai vantaggi di maggiore trasparenza, visibilità ed efficienza che deriveranno dall’apertura al mercato”.
Per quanto riguarda Unicredit – che “resterà azionista di maggioranza”, ha assicurato l’ad Federico Ghizzoni –, la quotazione di Fineco porterà un incasso di almeno 800 milioni e una plusvalenza di oltre 400. Parte di queste risorse sarà impiegata per raggiungere un obiettivo non semplice: entro il 2017, infatti, Unicredit punta a incrementare gli attivi finanziari dell’asset gathering da 76 a 111 miliardi. Il percorso coinvolgerà anche la controllata tedesca Dab e quella austriaca Dat, ma a fare la parte del leone sarà proprio Fineco, poiché nel nostro Paese il mercato del risparmio gestito ha maggiori prospettive di crescita.
Altro elemento a favore della Banca italiana è la particolare formula di business, che ha un solo omologo, ovvero Charles Schwab, gruppo finanziario statunitense con una capitalizzazione di 25 miliardi di dollari a Wall Street. In sintesi, il modello Fineco prevede di condurre attività di brokerage e asset gathering attraverso una piattaforma digitale e una rete di promotori e negozi finanziari. La combinazione dei costi ridotti garantiti dal web e dell’elevata redditività legata al risparmio gestito ha permesso a Fineco di portare a Unicredit un Roe superiore al 19,8% negli ultimi tre anni, con dividendi da 59 milioni nel 2011, 111 nel 2012 e 20 nel 2013, quando il 74% degli utili è stato destinato a riserva.