Fincantieri chiude il bilancio 2016 tornando all’utile per 14 milioni di euro, contro la perdita da 289 milioni del 2015, mentre il risultato ante oneri e proventi estranei alla gestione ordinaria e non ricorrenti è di 60 milioni (a fronte della perdita di 252 milioni dell’anno prima). Anche l’Ebitda ritorna positivo, a 267 milioni (-26 milioni nel 2015), come l’Ebit che è pari a 157 milioni (-137 milioni nel 2015).
Quanto ai ricavi, a quota 4,4 miliardi (contro i 4,1 miliardi del 2015), il volano è rappresentato dal business delle navi da crociera che, da solo, copre quasi il 50% del fatturato (2,07 miliardi), in barba ai dubbi sollevati da qualche analista sui ritorni di tale segmento.
“I traguardi raggiunti – ha commentato il ceo Giuseppe Bono – superano i target previsti per l’anno e ci consentono di confermare gli obiettivi di medio termine e la distribuzione di dividendi a partire dall’utile 2017”.
I nuovi ordini si attestano a 6,5 miliardi rispetto ai 10,8 miliardi del 2015, un calo legato alla stagionalità. La spinta principale continuerà ad arrivare dal settore shipbuilding che, anche nel 2017, sarà caratterizzato da una crescita dei volumi e dal miglioramento della marginalità per la messa in produzione delle navi da crociera derivate dai prototipi e per l’incremento garantito dal militare.
Quanto all’offshore, Fincantieri è intenzionata a procedere lungo la strada indicata dal piano industriale di Vard: razionalizzazione della struttura produttiva in Brasile e diversificazione delle attività, già parzialmente riconvertite al business cruise.