La finanza sostenibile avanza in Italia. L’ultima operazione che va in questa direzione è quella annunciata da Edison e Crédit Agricole CIB Italy. Si tratta della cartolarizzazione di crediti ESG-linked, investimenti sostenibili in un contesto di sviluppo consapevole. Con la prospettiva di ritorni utili nel medio-lungo tempo, Crédit Agricole rileva una parte dei crediti commerciali di Edison Energia. Lo scopo dell’operazione è di indicizzare i termini della transazione al raggiungimento di alcuni indicatori di sostenibilità ambientale.
Edison ha dichiarato che al 2030 vuole raggiungere una produzione di energia da fonti rinnovabili del 40%. Lungo questa strada ha scelto uno degli strumenti più innovativi per sostenere i suoi obiettivi. “La sostenibilità è parte integrante del nostro sviluppo” ha detto Didier Calvez, Chief Financial Officer di Edison. Il manager si riferisce ai 7 obiettivi macro che l’azienda ha scelto tra i 17 di sviluppo sostenibile dell’Onu. Aver impostato una strategia sul riconoscimento di valori universali è segno di innovazione industriale. Senza risorse finanziarie, però, non si ha molta credibilità. La lentezza con quale si realizzano questi processi diventa imbarazzante quando sono i governi -ovvero soldi pubblici – a strutturare percorsi di trasformazione economica.
L’intesa firmata riguarda l’ottimizzazione del capitale circolante e somiglia ad una sperimentazione per il mercato energetico italiano. Infatti, spiega Ivana Bonnet di Crédit Agricole CIB noi “collaboriamo con Edison nella creazione del primo programma italiano di crediti ESG-Linked. Una operazione coerente e allineata all’impegno della banca per accompagnare i propri partner nell’adozione di strumenti legati alle tematiche ESG”. L’accordo può fare da richiamo per altre banche ed aziende.
Nel caso di Edison, che gestisce 200 tra impianti idroelettrici, eolici, solari, l’impatto creditizio è soprattutto nel settore retail. Il gruppo punta a ridurre, in questo modo, il rischio di credito per concentrarsi sulla crescita di elettricità e gas. Due vettori di cui l’industria italiana ed europea continuerà ad avere bisogno.
Del resto è dal 2018 che l’Unione europea ha messo in campo un “Piano d’Azione per la finanza sostenibile” per costruire un sistema trasparente e conveniente e sostenere un nuovo modello di sviluppo che richiederà tempi di attuazione non brevissimi. Già oggi tuttavia c’è la possibilità di muovere capitali con i migliori criteri di tutela ambientale e rispetto delle persone. Evidentemente bisogna crederci, capire quanto le alleanze tra mondo finanziario e industria abbiano di realmente ambizioso. Un buco, purtroppo, riscontrato nelle conclusioni della recente Cop26. Soltanto Bloomberg ha stimato investimenti per 53 trilioni di dollari entro il 2025, ma da parte di tutti: pubblico e privati. Non è la stessa cosa che vedere le aziende energetiche in prima fila.