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Finanza, investimenti: la pandemia mette il turbo a quelli “sostenibili”

Secondo l’indagine biennale di Aviva Investors, l’80% degli asset manager includono il rischio climatico nelle scelte d’investimento. Sale la quota delle retribuzioni legata alle prestazioni ESG

Finanza, investimenti: la pandemia mette il turbo a quelli “sostenibili”

Gli asset manager stanno includendo sempre più spesso il rischio climatico nelle decisioni di investimento. È quanto emerge dall’indagine ESG (Environmental, Social and Governance) condotta dal team Multi-Manager Research di Aviva Investors.

In particolare, la ricerca ha rilevato che l’80% degli asset manager incorpora “sempre” o “spesso” il rischio climatico nelle decisioni di investimento. Al contrario, solo il 2% ha dichiarato di non aver “mai” incluso il rischio climatico nel proprio processo decisionale.

Secondo il sondaggio, inoltre, quasi tre asset manager su cinque (58%) affermano che la pandemia ha accelerato l’adozione di investimenti ESG da parte degli investitori, in quanto le aziende rispondono alla maggiore pressione da parte degli investitori retail e istituzionali a considerare i rischi ambientali e sociali, nonché alle opportunità più “green” prodotte dagli interventi di ripresa dal Covid.

Non solo: tra gli asset manager intervistati, il 60% collega la retribuzione dei dirigenti alle prestazioni ESG, più del doppio rispetto al 28% del 2019.

“Gli asset manager – spiega Cameron Falconer, analista di Aviva Investors – stanno chiaramente evidenziando che i combustibili fossili e le industrie ad alta emissione di carbonio avranno un ruolo ridotto nei portafogli in futuro, con l’87% dei gestori intervistati che prevede un’esposizione strutturalmente inferiore in queste aree. Più sorprendentemente, gli asset manager sostengono che il cambiamento climatico è già ben integrato nelle pratiche di investimento”.

Il punto dolente riguarda la diversità etnica e di genere. L’indagine ha rilevato che per il 58% degli asset manager la rappresentanza femminile all’interno dei consigli di amministrazione è al di sotto del 30%, mentre il 61% delle aziende non ha alcuna rappresentanza etnica. “Dato che molti si stanno impegnando a raggiungere obiettivi a livello direttivo, il modo e la velocità con cui questo divario si riduce saranno indicatori importanti dell’impegno verso la diversità”, conclude l’indagine.

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