Nella tassonomia degli investimenti, quelli “ad impatto” si caratterizzano per il più alto grado di coinvolgimento, perché oltre alle dimensioni del rendimento e del rischio finanziario affiancano il risultato ambientale o sociale, il quale deve essere anch’esso misurabile.
Che cos’è
Il Global impact investing network (GIIN), associazione no-profit fondata nel 2009, li definisce “investimenti in imprese, organizzazioni e fondi realizzati con l’intento di generare un impatto sociale e ambientale misurabile e in grado, allo stesso tempo, di produrre un ritorno finanziario per gli investitori”.
Le caratteristiche salienti sono contenute in un manuale realizzato dal Forum per la finanza sostenibile e frutto di un gruppo di lavoro, cui ha partecipato anche Morningstar, che ha riunito intorno a un tavolo rappresentanti dell’industria del risparmio, fondazioni e terzo settore. Il libro è stato presentato il 15 novembre nell’ambito della Settimana SRI a Milano.
Non è filantropia
Rispetto a un investimento tradizionale, che non pone alcuna attenzione ai fattori ESG (Environmental, social e governance), ma puramente al profitto, l’impact investing si pone all’estremo opposto, un grado prima della filantropia, che non presta attenzione ai rendimenti finanziari. E’ caratterizzato da intenzionalità, eterogeneità delle classi di attivo (anticipi su flussi di cassa, green e social bond, private equity e venture capital), misurabilità degli impatti generati, rendicontazione e performance finanziarie. Queste ultime possono variare molto tra loro ed essere anche inferiori ai tassi di mercato, ma devono comunque prevedere il rientro del capitale.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile
Sempre più investitori ad impatto hanno come punto di riferimento i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goal, SDG) stabiliti dalle Nazioni Unite per il 2030, tra i quali rientrano la lotta alla povertà e alla fame, l’abolizione delle diseguaglianze, la difesa della terra e delle acque, gli interventi per fermare il surriscaldamento del globo, il diritto alla salute e all’educazione scolastica per tutti. Ad esempio, Sella Sgr, ha deciso quest’anno di integrare tali obiettivi all’interno del report di impatto del fondo Investimenti sostenibili, come parametri di misurazione dei risultati ambientali e sociali raggiunti.
Come fare
Gli strumenti a disposizione degli investitori sono differenti per natura ed emittente. Si va dai fondi comuni tradizionali ed alternativi, ai green e social bond, fino ad approcci più recenti come i social impact bond (differiscono dai precedenti perché è prevista la remunerazione degli investitori solo se si produce effettivamente un impatto positivo) e il crowdfunding (raccolta di risorse finanziare per un progetto attraverso piattaforme web). Secondo Shade Duffy, responsabile degli investimenti sostenibili di Axa Investment Managers, “è possibile generare investimenti ad impatto in tutte le classi di attivo, costruendo portafogli diversificati e in linea con gli obiettivi di rischio/rendimento dei clienti”.
Dove agire
In effetti, le aree di intervento possono essere davvero molte. Secondo il rapporto 2017 del GIIN, quelle che catalizzano i maggiori investimenti oggi sono i servizi abitativi (in Italia ne sono un esempio i due Fondi investimenti per l’abitare di Cdp Investimenti sgr), l’energia, la microfinanza (come i micro-finanziamenti forniti da Banca Etica), l’inclusione sociale, l’agricoltura e l’assistenza sanitaria.
Le dimensioni del mercato
L’impact investing è una delle strategie sostenibili con i più alti tassi di crescita. Secondo il Rapporto Eurosif del 2016, gli asset in gestione in Europa sono aumentati del 385% tra il 2013 e 2015, passando da 20 a 98 miliardi di euro (da 2 a 2,9 miliardi in Italia). A livello globale, il GIIN stima 114 miliardi di dollari a fine 2016.
“Questo approccio sta diventando sempre più trasparente e collegato agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”, commenta Jon Hale, responsabile della ricerca sulla sostenibilità di Morningstar. “Nonostante non si possa direttamente investire negli SDG, essi chiedono all’industria finanziaria di fare la sua parte, insieme ad altri attori, per il raggiungimento entro il 2030. Per questo stanno diventando il parametro di misurazione dell’impact investing. I sottoscrittori di fondi domandano sempre più trasparenza e gli SDG forniscono un utile quadro per monitorare il completamento delle attività socialmente responsabili”.