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Finanza d’impatto: è il futuro degli investimenti sostenibili

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Il termine “impact investing” è apparso tra gli addetti ai lavori un decennio fa, nel mondo anglosassone, e non è un caso che tra i primi a utilizzarlo ci fosse una nota organizzazione filantropica americana, la Fondazione Rockefeller. Ogni investimento ha un impatto che investe, oltre al soggetto che ne beneficia, anche il contesto economico e sociale in cui quel soggetto è inserito, il cosiddetto “ecosistema” in cui lo stesso opera. Chi sceglie di operare con questa formula, oltre alla finalità del profitto tipica di ogni operazione finanziaria, persegue anche l’obiettivo di generare un beneficio collettivo, concreto e misurabile. La si può definire una forma d’investimento votata alla sostenibilità, con ottica lungimirante di sviluppo sociale.

Per capire meglio di cosa si tratta è possibile far riferimento alla definizione fornita dal Global Impact Investing Network (GIIN) nel documento Introducing the Impact Investing Benchmark: “Gli investimenti di impatto sono operati da fondi appositamente dedicati – o da altro tipo di organizzazioni – al fine di generare un impatto sociale e ambientale in aggiunta a un ritorno finanziario”. Tale ultima indicazione caratterizza questo tipo di investimenti rispetto alle iniziative tradizionali tipicamente votate alla filantropia e al vantaggio collettivo; in questo caso, infatti, si ricerca anche un ritorno finanziario mirando – piuttosto che a un profitto – a far in modo che l’iniziativa stessa possa tenersi sulle sue gambe, autofinanziandosi.

Gli investimenti di impatto possono essere destinati ai mercati emergenti così come a quelli consolidati. Ne sono interessati anzitutto quei business legati ad alcune delle sfide più importanti e pressanti che riguardano la collettività a livello planetario: dall’agricoltura sostenibile alle energie rinnovabili, dalla conservazione dell’ambiente alla microfinanza, fino all’housing, alla tutela della salute e all’istruzione

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Un recente esempio italiano in questo campo è rappresentato dallo studio di fattibilità sviluppato dalla Fondazione CRT e Human Foundation per l’emissione di un bond mirato al finanziamento delle Cooperative che operano in alcuni istituti carcerari torinesi.

Gli stimoli che dovrebbero spingere chi solitamente opera in un ambito più tradizionale della finanza a prendere in considerazione questo tipo di investimenti dovrebbero essere, in primis, la consapevolezza che l’impact investing va ad apportare benefici concreti non solo all’attività destinataria del fondo, ma anche a tutto ciò che la circonda, contribuendo così a favorire la crescita di un intero sistema e alimentando nuove opportunità.

Come anticipato, è proprio questo aspetto che differenzia l’impact investing dalla filantropia: non si parla di donazioni, ma di attività che pur prestando attenzione a tutelare l’ambito in cui si va ad agire, mirano a generare un ritorno in termini economici.

Si raccolgono, quindi, le sfide legate allo sviluppo, si individuano target e progetti da sostenere, se ne valutano le prospettive e infine si stabilisce dove destinare gli investimenti. La finanza d’impatto attrae non solo fondi privati, ma anche istituzioni e realtà governative.

I rendimenti di questo tipo di investimenti sono generalmente pari al 3% per scadenze che si assumono essere di medio-lungo periodo. Inoltre, secondo i dati diffusi dal GIIN in relazione al 2016 le performance di questi strumenti sono per la maggioranza in target (i.e.: in linea con le aspettative).

Trattandosi di un settore relativamente nuovo, è ancora complesso stabilire con esattezza a quanto ammontino gli investimenti destinati a questo tipo di attività. Prendendo come riferimento i dati GIIN è comunque possibile osservare un trend al rialzo: da un sondaggio condotto nel maggio dello scorso anno emerge nel mondo una crescita del 16% in dodici mesi, per un totale di circa 20 miliardi di dollari investiti da oltre 150 diverse realtà nel 2016. Una tendenza che con tutta probabilità si manterrà in crescita negli anni a venire, considerando le prospettive di sviluppo che toccano mercati ad elevato tasso di innovazione e quindi ad elevato impatto sociale.

°°°°° L’autore è il Segretario Generale dell’Associazione nazionale fra le Banche Popolari

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