In tempi di crisi, anche le donne si rimboccano le maniche e si attivano per gestire il patrimonio finanziario della famiglia. Nel trattare assicurazioni e investimenti, la propensione al rischio del gentil sesso è passata dal 29,9% del 2008 al 59,9% del 2012 e più del 50% decide i propri investimenti insieme al partner. La maggioranza delle italiane si dichiara inoltre all’altezza di gestire un’impresa individuale (60,4% dei casi contro il 43% registrato nel 2008). I dati sul cambiamento culturale delle donne del nostro Paese vengono da una ricerca di Episteme di Monica Fabris, commissionata da Ania e il Gruppo Axa che la hanno presentata ieri all’Italian AXA Forum.
Le donne italiane, insomma, sono sempre più autonome nelle scelte finanziarie. E in questo contesto la nuova legge sulle quote rosa per le società quotate e quelle pubbliche, approvata a metà agosto, sembra seguire un cammino verso un maggiore peso femminile ai vertici delle imprese, e non solo. Il tema del “genere” pone infatti sfide importanti anche nel settore assicurativo. In termini di percezione della clientela, di regolamentazione – dalla legge sulle quote rosa fino alla direttiva di genere che porterà a fine anno tariffe unisex con effetti dirompenti per il mercato -, di sfida tra gli stessi operatori nel valorizzare la diversità di genere al loro interno, nelle posizioni apicali e nei board.
“E’ chiaro che le scelte vanno fatte sul merito – ha dichiarato l’amministratore delegato di Axa Mps, Frédéric de Courtois – ma per affrontare la diversità di genere nel mondo del lavoro credo che ci sia bisogno di fissare dei target e di misurare i risultati. Nel mondo assicurativo non c’è un problema di accesso femminile, ma piuttosto di progressione nella carriera”. Secondo dati di settore, nelle assicurazioni la proporzione per l’inquadramento da funzionario è di 1 donna su 4 uomini e le dirigenti donne rappresentano solo il 12%.