Qualcosa che non si era mai visto prima: 75% dal campo e 71 punti nel primo tempo (41 solo nel primo quarto, tirando con percentuali insensate), in trasferta, in una Finale Nba. I San Antonio Spurs suonano il loro attacco sinfonico, andante con brio, e si portano a casa gara 3, ribaltando di nuovo il fattore campo e l’inerzia della serie.
Già, l’inerzia, il momentum, come lo chiamano dall’altra parte dell’oceano. Quella forza non quantificabile e però evidentissima in uno sport di squadra. Sembrava nelle mani di Miami e di un James mai così brillante a questi livelli, ora invece è nelle mani di San Antonio, anche se nulla è ancora scritto nella pietra e gli Heat hanno ancora molte carte da giocare.
L’hombre del partido (o Mvp, se preferite) porta la casacca neroargento numero 2 (come un terzino destro vecchia maniera) e il nome di Kawhi Leonard. Rara avis se ce n’è uno: 22 anni, piuttosto silente (almeno così dicono), 2,01 metri di altezza, ma braccia interminabili. Ieri ha difeso forte su Lebron James, non uno qualsiasi, e dall’altra parte ne ha segnati 29, con 13 tiri dal campo, giocando un primo tempo da 11 punti.
Ma a funzionare, soprattutto nel primo tempo, è stato tutta l’orchestra Spurs, dal solito Duncan a Parker (che ha sbagliato parecchio, ma ha segnato nei pochi momenti di secca offensiva della squadra), passando per un sontuoso Boris Diaw e per un Danny Green da 15 punti (con 8 tiri) e 5 palle scippate agli avversari.
Nel primo tempo Miami rimaneva aggrappata alla partita grazie a Lebron e alle triple di un Rashard Lewis d’annata, sempre più simile all’uomo da 118 milioni di dollari che portava (sulle spalle di Dwight Howard) Orlando alla finale Nba, nel 2009, una vita fa.
Dopo il 71 a 50 dei primi due parziali, l’attacco degli Spurs si inceppava, come se una pietra bloccasse il meccanismo dell’ingranaggio (è in questi momenti che ti accorgi di quel manca a San Antonio: una grande stella offensiva a cui aggrapparsi nei momenti di magra), e gli Heat, complice anche la tardiva iscrizione di Dwayne Wade alla partita, accorciavano fino a portarsi sotto la doppia cifra di vantaggio, prima di essere ricacciati indietro da una tripla del nostro Marco Belinelli, autore di tre punti (gli unici della sua gara) di importanza capitale, nel momento più difficile per i suoi.
Nel quarto quarto gli Heat sbagliano qualche tiro aperto per riportarsi a contatto e gli Spurs allungano di nuovo, fino al +19 di un punteggio finale che recita 111 a 92 e che mette Miami, un’altra volta, con le spalle al muro.