Miami Heat 88 – San Antonio Spurs 92
E’ una magia di Tony Parker a 5 secondi dalla fine a mandare i titoli di coda su Gara 1 delle finali Nba. Il playmaker franco-belga, dopo essere finito nelle maglie della difesa degli Heat ed essere inciampato, si rialza, evita il tentativo di stoppata di Lebron James e inventa il tiro del +4 allo scadere del cronometro dei 24 secondi, rendendo di fatto inutile l’ultimo possesso di Miami e regalando la vittoria agli Spurs.
Si preannunciava una serie tirata e, a giudicare da Gara 1, la promessa è stata mantenuta, anche se i favori del pronostico spettavano ai Miami Heat campioni uscenti, che giocavano tra le mura amiche dell’AmericanAirlines Arena. La gara, dopo la fuga iniziale di San Antonio (sul 9 a 2 dopo un paio di minuti) si è mantenuto sempre sul filo dell’equilibrio, nonostante i tentativi di allungo di Miami tra secondo e terzo quarto. Tentativi sempre contenuti dagli Spurs che, nonostante le brutte percentuali dal campo (41% contro il 51% degli Heat) e la netta sconfitta a rimbalzo (37 contro 46), sono sempre rimasti in contatto con gli avversari.
Merito dell’esecuzione della squadra di coach Popovich, che ha perso solo 4 palloni in tutta la gara. Merito soprattutto di Tony Parker, che dopo una gara silenziosa si infiamma nel quarto finale, mettendo a referto ben 10 punti (dei 21 totali, più 6 assist), tra cui i due della staffa a cinque secondi dalla fine. Al suo fianco, grande prestazione anche di Tim Duncan che, malgrado le difficolta iniziali al tiro, chiude con 20 punti e 14 rimbalzi e la solita grande difesa. Leggermente in ombra, invece, Ginobili, nonostante un paio di triple, mentre una menzione d’onore spetta al giovane Kawhi Leonard, a cui spetta il compito più difficile di tutti: tentare di limitare, per quanto umanamente possibile, l’Mvp della Lega Lebron James. L’ala piccola degli Spurs porta alla causa un solido contributo da 10 punti e 10 rimbalzi, e un’ottima prova difensiva su King James.
Lebron chiude la partita con numeri di tutto rispetto – una tripla doppia da 18 punti, 18 rimbalzi e 10 assist -, ma nello stesso tempo lascia la sensazione di non aver fatto tutto il possibile per prendersi sulle spalle il peso offensivo della sua squadra nel momento di maggiore bisogno.
Per gli Heat, comunque, si confermano alcuni dei problemi già intravisti nel corso di questa postseason e che hanno costretto la squadra di Sout Beach a una sfiancante Gara 7 con i Pacers solo 48 ore fa. Wade, dopo un grande avvio di partita, si è spento gradualmente fino a sparire dal campo, ancora limitato dai problemi al ginocchio, mentre l’ultimo (in tutti i sensi) dei Big Three, Chris Bosh, ha confermato la sua discutibile evoluzione in un giocatore sempre più perimetrale. Il lungo di Miami mette a segno 13 punti con brutte percentuali, raccogliendo solo 5 rimbalzi ed esimendosi sostanzialmente dalla battaglia a centro area. Più che discreta invece la prova di Ray Allen, che ritrova la mano calda dalla lunga distanza, mettendo a referto 13 punti con soli 4 tiri dal campo.
Gara 2 si disputerà domenica notte, sempre all’AmericanAirlines Arena di Miami. Poi si andrà a San Antonio, che per il momento ha strappato il fattore campo agli avversari e può guardare con ottimismo al prosieguo della serie. Guai, però, a dare per morti gli Heat, che anche l’anno scorso avevano perso gara 1 (allora era in trasferta), per poi infilare quattro vittorie consecutive e mettersi al dito l’anello. “Mai sottovalutare il cuore di un campione” è una delle frasi simbolo dell’Nba. E Lebron e Wade, così come Parker, Duncan e Ginobili dall’altra parte, sono dei campioni.