La finale che tutti volevano è iniziata col botto. San Antonio Spurs-Miami Heat, volume secondo (o versione 2.0, se preferite) non è solo la riedizione delle finali più belle degli ultimi anni, ma è anche, molto semplicemente, la sfida tra le squadre migliori dell’Nba, quelle che la rappresentano meglio.
In gara 1 è successo di tutto: vecchi leoni come Ginobili e Duncan (ma anche Ray Allen, dall’altra parte) che ancora per una notte si fingono di nuovo giovani e forti come una volta, un guasto all’aria condizionata dell’AT&T Center di San Antonio che ha costretto i giocatori a giocare a temperature infernali, un inedito infortunio di Lebron James (problema muscolare, non dovrebbero esserci problemi nel prosieguo della seria). E poi, ultimo, ma non ultimo, almeno per noi, i primi punti di un italiano in una finale Nba.
A spuntarla sono stati gli Spurs, per 110 a 95, ma il punteggio finale mostra un divario più largo di quanto visto sul campo. Due squadre quasi sempre appaiate, fianco a fianco, con l’inerzia, un filo sottilissimo e volubile, pronta a passare nelle mani dell’una o dell’altra in qualsiasi moment.
Gli Spurs, come sempre, si affidano al collettivo e chiudono il primo tempo in vantaggio per 54 a 49, mettendo in crisi la solitamente coriacea difesa degli Heat. Sugli scudi i big three: Manu Ginobili, autore di 16 punti e 11 assist e subito caldissimo, Tony Parker, 19 e 8 assist, ma soprattutto Tim Duncan che, alla faccia dell’anagrafe che dice 38, sembra avere fatto un patto col diavolo e chiuderà con la consueta doppia doppia da 21 punti e 10 rimbalzi, con 9 su 10 dal campo. Bene anche Splitter e Diaw, mentre Marco Belinelli entra in campo nel secondo quarto e firma un totale di 9 punti, con due su tre dalla lunga distanza.
Dall’altra parte, a tenere in piedi l’attacco Heat sono Wade e Bosh, che dall’altra parte soffre tantissimo Duncan, insieme ovviamente a Lebron e a un Ray Allen d’annata. Nel terzo quarto, insieme all’aria condizionata dell’AT&T Center, scompare anche la fluidità del gioco Spurs. Miami stringe un paio di viti in difesa e segna in contropiede, chiudendo il parziale in vantaggio per 78 a 74.
A inizio quarto quarto gli Heat sembrano poter allungare, arrivando sull’86 a 79, ma gli Spurs tengono botta e, spinti da un Danny Green fino a quel momento deleterio, si portano sul 92 a 90. Qui arriva il momento che spezza in due la partita: dopo una penetrazione Lebron James si accascia a terra e deve abbandonare il campo. Per Miami si spegne la luce: il parziale di San Antonio non ammette repliche: 18 a 5 e titoli di coda su gara 1. Ci ritroviamo per gara due, il secondo capitolo del secondo libro di due dinastie probabilmente agli sgoccioli.