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Filippine: riforme strutturali, risorse e opportunità

Il Focus di Sace sulle Filippine sottolinea come i progressi riformatori stanno trasformando un’economia che, grazie a materie prime e manodopera qualificata, oggi rappresenta una scommessa per gli investitori. Giustizia e burocrazia sono le prossime sfide da vincere, ma la strada sembra essere quella giusta.

Filippine: riforme strutturali, risorse e opportunità

Lo scorso 29 Ottobre Moody’s ha assegnato alle Filippine il rating Ba1 con outlook stabile, sull’onda di S&P (BB+ e outlook stabile del Luglio scorso), ad un passo dall’investment grade. Dal Focus dell’Ufficio Studi Economici SACE emerge come ciò sia stato possibile grazie alle riforme strutturali che negli ultimi due anni hanno trasformato l’economia filippina.

La crescita del PIL, trainata da consumi domestici (71% del PIL) ed export di prodotti dell’elettronica, è stata pari al 6,1% nel primo semestre 2012, con le stime riviste al rialzo. Il contenimento del deficit pubblico in virtù dell’aumento delle entrate (+10% nel 2011), grazie ad una più efficiente riforma fiscale e di lotta all’evasione, ha portato a stabilizzare il tasso d’inflazione al 3,2%. Un miglioramento del welfare si può notare dal massiccio intervento sulle infrastrutture attraverso lo strumento delle PPP (private-public partnership) nei settori autostradale, trasporto pubblico, logistica nel settore agroalimentare e sistemi di gestione delle acque. Nonostante il flusso di IDE (1,3 mld USD nel 2011) sia inferiore alla media dei Paesi del Sud-Est asiatico a causa della stringente legislazione vigente (Foreign Investment Act del 1991), il positivo sentiment di mercato si riflette in altri indicatori: il costante apprezzamento della valuta, la performance del mercato azionario, il minor costo dei CDS e la riduzione dei rendimenti dei bond governativi. Le riserve in valuta estera si sono quintuplicate dal 2005 ad oggi, superando il livello del debito estero, grazie all’afflusso di capitali stranieri e alle notevoli rimesse dall’estero, pari a circa 20 mld USD.

È stato siglato un accordo di pace con il gruppo Moro Islamic Liberation Front, la principale fonte di destabilizzazione per il Paese negli ultimi anni. E’ un segnale importante, considerata la disponibilità stimata di risorse minerarie del Paese (3,8 mln di tonnellate di oro, 5 mln di tonnellate di rame e 811 mln di tonnellate di nickel) nelle isole di Luzon e Mindanao, base della guerriglia del MILF.

La lingua inglese (ufficiale) facilita le relazioni con l’estero e ha contribuito a sviluppo e diffusione dei servizi ICT: le Filippine si sono affermate come paese leader nei servizi di business processing outsourcing, il cui fatturato negli ultimi anni è cresciuto del 30-40%. Il paese, inoltre, trae beneficio dal cosiddetto democratic sweet pot: la popolazione è relativamente giovane, con un elevato tasso di alfabetizzazione (93%) e le università laureano quasi 500 mila studenti ogni anno, molti dei quali in discipline scientifiche. La manodopera risulta dunque qualificata e a costi contenuti.

Il governo ha creato zone economiche speciali, ovvero poli industriali attrezzati e gestiti da enti pubblici o privati che offrono notevoli agevolazioni fiscali agli investitori, sia locali che esteri. Con l’Executive Order 79 ha inoltre modificato l’attuale legge mineraria (Mining Act del 1995), riducendo il controllo in capo alle province, garantendo maggiore trasparenza e creando un meccanismo di distribuzione delle entrate fiscali più equilibrato. Grazie poi agli accordi commerciali conclusi nell’ambito dell’ASEAN, il Paese rappresenta una buona base per esportare i propri prodotti anche in altri Paesi del Sud-Est asiatico, un mercato composto da circa 600 milioni di potenziali consumatori.

L’Italia è ancora poco presente in questo mercato dalle grandi potenzialità: i marchi italiani di fascia medio-alta del settore dell’abbigliamento sono tuttavia molto apprezzati e gli esportatori esteri possono godere del vantaggio competitivo offerto dall’apprezzamento del Peso, che ha reso meno costose le importazioni. Lo sviluppo dell’industria manifatturiera (elettronica, tessile, chimica, agroalimentare), inoltre, costituisce un’opportunità per il settore della meccanica strumentale italiana. Infine, la crescita dell’edilizia residenziale e del turismo necessitano di prodotti del comparto manifatturiero nel quale il Made in Italy può giocare un ruolo di prim’ordine.

Nonostante i notevoli miglioramenti, la strada delle riforme strutturali è, comunque, ancora lunga. L’apparato giudiziario difetta di imparzialità e la corruzione è ancora molto diffusa. La regolamentazione non facilita ancora un ingresso pienamente efficiente dei capitali esteri, mentre il sistema burocratico risulta essere ancora troppo lento e dispersivo.

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