Mondiali alle porte e nuove voci di vendita per le mitiche figurine Panini. Esattamente come avvenne quattro anni fa alla vigilia della Coppa del mondo di calcio in Brasile anche stavolta, a pochi mesi da Russia 2018, pare secondo indiscrezioni che l’azienda modenese – come scrive stamattina Il Sole 24 Ore – sia finita nel radar di alcune conglomerate straniere che avrebbero mostrato interesse.
Non è la prima volta dunque che gli azionisti si trovano di fronte al bivio: cedere e snaturare per sempre uno dei prodotti più tipici del costume italiano, oppure conservarlo? E soprattutto: se cederlo, a quale prezzo? Già nel 2014 il nodo era stato proprio il prezzo richiesto dagli azionisti di Panini: alla gara, a quel tempo, avevano partecipato soprattutto private equity, che invece non sarebbero della partita nella nuova fase espolorativa che sarebbe stata avviata in queste settimane e per la quale l’azienda ha incaricato una primaria banca internazionale.
Attualmente Panini, che stampa anche le strisce di Topolino e dei fumetti Marvel, genera tra i 600 e i 700 milioni di fatturato con un margine operativo lordo attorno agli 80 milioni di euro. Lo scorso anno c’è stato un riassetto azionario tra i soci storici del gruppo di Modena, che ha visto l’uscita della Fineldo della famiglia Merloni.
I soci sono dunque attualmente l’amministratore delegato Aldo Hugo Sallustro, ai vertici del gruppo e azionista di spicco, oltre ad Anna Baroni (presidente di Panini) e Maria Francesca Baroni .
L’azienda, che opera in 125 Paesi, presenta un fatturato in forte crescita negli anni dei Mondiali e degli europei di calcio. Un andamento ciclico che, senza eventi sportivi, attesta il giro d’affari sui 500 milioni. Al contrario, negli anni degli Europei, supera i 600 milioni e arriva e sorpassare i 700 negli anni della massima competizione per nazioni. Non è quindi un caso che anche le nuove indiscrezioni riprendano a circolare in vista dei Mondiali in Russia.